domenica 31 maggio 2009

VOGLIA DI RICOMINCIARE( This boy's life, USA 1993)
DI MICHAEL CATON-JONES
Con LEONARDO DI CAPRIO, ELLEN BARKIN, ROBERT DE NIRO, Eliza Dushku.
DRAMMATICO

Non è un film particolarmente riuscito,DeNiro è costretto in un ruolo che ha molto della macchietta e che permette una certa gigioneria, e non ha nemmeno l'attenuante appunto di una buona riuscita della prova del suo protagonista.Michael Caton-Jones ha realizzato una pellicola di dignitosa fattura, ma che ha il respiro di un film per la tv, che non sfrutta appieno le capacità dei suoi pur validi attori,che nonostante qualche azzeccata idea nell'ambientazione negli ottusi anni '50 degli States, non ne coglie la vera natura.Tuttavia, un film che si fa vedere,ma non lascia grande traccia di sè.

sabato 30 maggio 2009

IL TERZO UOMO (The third man, GB 1949)
DI CAROL REED
Con JOSEPH COTTEN, ORSON WELLES, Alida Valli, Trevor Howard.
THRILLER/DRAMMATICO

Nella Vienna con le ossa rotte del dopoguerra, un triangolo con un avversario/amico latente,un amico tradito ma non rancoroso, e una donna accecata dall'amore per un uomo che non la merita:il romanzo di Graham Greene è trasferito sullo schermo per divenire un classico del thriller. Accompagnato dalla musica indimenticabile di Anton Karas che ne sottolinea la scioltezza di racconto, il film, oltre a garantire un intrattenimento godibilissimo, mette in gioco una riflessione sull'amicizia,che inclina sempre a viziare l'opinione circa qualcuno, e sulla non-geometria dell'amore, giacchè coraggiosamente, per i tempi, Reed e Greene non impongono alla storia un finale lieto, che premia l'eroe sentimentalmente, ma conferma l'amarezza di cui è intrisa tutta la storia. La presa di coscienza dello scrittore, ancora non in grado di confessare a se stesso l'infamia di cui un carismatico e affascinante personaggio quale Harry Lime, avviene di fronte allo scempio su innocenti causato dall'avidità pratica dell'uomo che tutti conoscono e nessuno sa dove sia: è un film di significati ampi e profondi, che serve allo spettatore tre o quattro battute da ricordare per arguzia e incisività, un cast messo insieme con bravura, una regia alla quale non difetta niente. Cotten è un tramite esatto tra chi ha creato il film e chi lo recepisce, Alida Valli(di cui i titoli riportano solo il cognome, come "Pier Angeli"....) è incantevole e intensa nella sua femminilità stordente, e Welles, che appare fisicamente nella pellicola per non più di dieci-dodici minuti, ma tutti da cineteca, entra in scena con un sorriso da killer e esprime la doppia natura del suo tentatore accattivante e turpe. Come tutti i classici, un film che non sa invecchiare.
I MAGNIFICI SETTE NELLO SPAZIO
(Battle beyond the stars, USA 1980)
DI JIMMY T.MURAKAMI
Con RICHARD THOMAS, George Peppard, Robert Vaughn, Sybil Danning.
FANTASCIENZA

Povero Kurosawa,già ci avevano pensato ad adattare i suoi "Sette samurai" in chiave western,ecco la versione fantascientifica del suo film più famoso:prodotto da Roger Corman,diretto da un certo Murakami che poi si è dissolto all'orizzonte(nonostante un cartoon pacifista come "Quando soffia il vento")questo b-movie ha il pregio dell'autoironia,che attenua di parecchio i giudizi sulla riuscita dell'operazione.In mezzo hanno messo anche uno dei magnifici sette originali,Robert Vaughn,e l'ex-bello di Hollywood George Peppard.Ma il film,per quanto alla fine non annoi più di tanto,ha effetti speciali da Gardaland,una sceneggiatura che non sta insieme nemmeno con i cerotti,e un generale pressapochismo nell'allestimento da giustificare l'oblio nel quale è sprofondato.

mercoledì 27 maggio 2009

STAR TREK (Star Trek, USA 2009)
DI J.J.ABRAMS
Con CHRIS PINE, ZACHARY QUINTO, Zoe Saldana, Eric Bana.
FANTASCIENZA La serie cinematografica di "Star Trek" andava incontro ad una decadenza dovuta al logorìo dei troppi episodi e della scarsità di idee( esaurita l'avventura di Spock e Kirk, e pure quella di Picard), e quindi perchè non darsi alla dilagante moda del prequel? Ecco allora Kirk e Spock in erba, come si conobbero, come passarono da rivali ad alleati ed amici:pur non avendo molta fortuna qui da noi, come è successo a tutti i film della serie, le origini dell'epopea dell'astronave USS Enterprise e del suo equipaggio hanno ottenuto il fin qui maggiore incasso della saga, promettendo nuovi episodi. Nonostante il poco felice esordio sul grande schermo con il terzo "Mission:impossible", il mago dei telefilm J.J.Abrams ci riprova e questa volta vince la scommessa. Effetti speciali molto presenti e di alta qualità, ma anche una buona sceneggiatura, una salutare dose d'ironia e una buona gestione degli archi temporali garantiscono allo spettatore un divertimento lungo oltre due ore: rimanendo se stessa, la serie guadagna in ritmo innestando sequenze d'azione concitata e strizzando l'occhio ai teen-ager con le scintille tra i due eroi ringiovaniti (ma c'è anche uno Spock vecchissimo interpretato proprio da Leonard Nimoy che avrà un ruolo importante nel racconto) sull'onda di una rivalità anche sentimentale, che tuttavia non lascia strascichi. In attesa del nuovo capitolo, che si preannuncia cupo e pessimista di "Terminator", questa sfaccettatura ottimistica della fantascienza non ha meno titoli per piacere.

NODO ALLA GOLA (Rope, USA 1948)
DI ALFRED HITCHCOCK
Con JAMES STEWART, John Dall, Farley Granger, Cedric Hardwicke.
THRILLER
Noto anche con il titolo "Cocktail per un cadavere", con il quale fu rieditato nel 1984, insieme ad altri classici hitchcockiani, che ebbero un buon successo di pubblico, pratica abbastanza comune ai tempi, ma non sempre ripagatrice negli incassi, "Nodo alla gola" è probabilmente il film più filosofico del regista inglese,anche sul cinema: trattasi infatti, com'è risaputo, di un unico piano sequenza lungo ottanta minuti e interamente girato in un attico, con un omicidio commesso in apertura ed una chiusa assai teatrale. A ben guardare, solo un grande autore poteva tradurre in qualcosa di molto cinematografico una sceneggiatura che sa così tanto di palcoscenico, e Hitch imbeve il tutto di un'ironia pungente ed ai limiti del sarcasmo circa certo cinismo intellettuale da salotto e i rischi dell'influenza di una personalità che cita con nonchalance estremismi filosofici su menti non preparate a una ricezione critica o consapevole del divario tra teoria e pratica. Recitato con classe da un cast capeggiato da un James Stewart che compare dopo un quarto di racconto, "Nodo alla gola" è tra i classici di sir Alfred uno dei meno ricordati, ma se può risultare meno accattivante di altre pellicole stracult, rimane un gran studio di regia sia a livello di stile nel dare fluidità alle riprese, che alla bravura nel sottolinare i contenuti.

lunedì 25 maggio 2009

SCUOLA DI POLIZIA 4:CITTADINI IN GUARDIA
(Police Academy 4:Citizens on patrol, USA 1987)
DI JIM DRAKE
Con STEVE GUTTENBERG, Bubba Smith, David Graf, Sharon Stone.
COMMEDIA

Volevo non andare più avanti nella serie dopo il desolante terzo capitolo,ma da cinefilo non sarebbe mai il caso di escludere niente, a livello di visione: effettivamente meno inguardabile del precedente,"Scuola di polizia 4" è comunque quasi inclassificabile come film, dato che assomiglia moltissimo a un episodio qualsiasi di una stinta serie televisiva da trasmettere nel pomeriggio.Ultima apparizione per Steve Guttenberg nella serie che lo ha portato al successo(non durevolissimo),una delle prime partecipazioni "importanti" per Sharon Stone, che si era fatta già notare in "Allan Quatermain" con Richard Chamberlain.Sul modello di "Beverly Hills cop",i balordi poliziotti della serie approdano a un finale d'azione,ma lo sbadiglio è lì lì che incombe....
SCUOLA DI POLIZIA 3:TUTTO DA RIFARE(Police academy 3:Back in training,USA 1986)
DI JERRY PARIS
Con STEVE GUTTENBERG, Bubba Smith, David Graf, Michael Winslow.
COMMEDIA

Ormai lo spunto di partenza è logoro, e già nel numero 2 se ne avvertiva la stanchezza.Ma "Scuola di polizia 3",tra l'altro congedo di Jerry Paris dal mondo del cinema, essendo deceduto poco dopo la sua uscita, è un film comico a basso tasso di divertimento, in cui si ripetono gags già viste,gli attori vanno a carica, molto meccanicamente, e si arriva ai titoli di coda con un pò d'impazienza.Io dopo di questo,ho avuto la forte tentazione di chiudere con la serie per manifesta incompatibilità:poi, complice la televisione, è capitato di vederne un altro episodio...

TRE SCAPOLI E UNA BIMBA(Three men and a little lady,USA 1990)
DI EMILE ARDOLINO
Con TOM SELLECK, STEVE GUTTENBERG, TED DANSON, Nancy Travis.
COMMEDIA
Decisamente per tutti e per famiglie questo sequel del grande successo "Tre scapoli e un bebè", rifacimento della commedia quasi omonima di Coline Serreau,la quale però non si è data un seguito.La commediola procede non esaltando verso l'happy end annunciato, basandosi soprattutto sul gioco del trio di attori protagonisti, comunque sufficientemente bravi ad apparire convinti di ciò che fanno.Ardolino dirige senza verve, il film è gradevole ma nulla più.Vedere e dimenticare, qui viene quasi naturale.

domenica 24 maggio 2009

HALLOWEEN III-Il signore della notte(Halloween III;Season of the bitch,USA1982)
DI TOMMY LEE WALLACE
Con TOM ATKINS, Stacy Nelkin, Dan O'Herlihy, Michael Currie.
HORROR
Il titolo è quanto di più appiccicato possa esserci.Infatti con la serie generata da John Carpenter e prolungata oltre la cinefila sopportazione, ha in comune solo l'ambientazione nella notte del 31 Ottobre, perchè la trama è più portata sul fantahorror,e Mike Myers, il maniaco assassino della serie, qui non c'entra per nulla.Il film è così così,non granchè memorizzabile, di spavento ne produce poco o per niente,e molto sa di già visto:parte da protagonista per il caratterista Tom Atkins, buon professionista ma di scarso carisma, e un jingle ripetuto fino all'ossessione,con maschere-zucche che uccidono a go-go.Sa di poco.

giovedì 21 maggio 2009

BUGIE,BACI, BAMBOLE & BASTARDI(Hurly Burly, USA 1998)
DI ANTHONY DRAZAN
Con SEAN PENN, Kevin Spacey, Chazz Palminteri, Robin Wright Penn.
DRAMMATICO
La coppa Volpi a Venezia consegnata al pur bravo Sean Penn per questo film non basta comunque a rendere "Hurlyburly" un lavoro riuscito, nè,tantomeno, una pellicola intelligente o interessante.Pretenzioso, con un cast che sulla carta fa impressione, ma mal condotto e poco ispirato, questo film vorrebbe essere una caricatura amara e che diventa via via drammatica degli ambienti hollywoodiani, ma riesce solo a rendersi intollerabile.Monotono dal punto di vista narrativo, intellettualmente compiaciuto, ha una sceneggiatura piena zeppa di battute a vuoto, personaggi che si parlano addosso, e un'overdose di volgarità forse messe per rendere i dialoghi più "veri".Una noia mortale, e infatti il regista Anthony Drazan non mi pare abbia più diretto altro...

AGNESE DI DIO (Agnes of God, USA 1985)
Di Norman Jewison
Con JANE FONDA, ANNE BANCROFT, Meg Tilly,Anne Pitoniak.
DRAMMATICO
Anche se ha vinto un Oscar per "La calda notte dell'ispettore Tibbs", il canadese Norman Jewison non ha mai raccolto gli entusiasmi della critica al punto di essere definito un autore,come ho già detto altrove, forse per il troppo eclettismo nei generi e nei temi: eppure è difficile trovare un brutto film che porti la sua firma (sì, lo so , c'è quello girato in Italia con Downey jr. e la Tomei, ma non l'ho visto...), e alcuni dei suoi interpreti hanno fornito,sotto la sua direzione, prove tra le migliori della loro carriera. "Agnese di Dio", che vide candidate all'Academy Award senza vincerlo due tra le principali interpreti di una vicenda interamente al femminile, non è tra le cose più riuscite del regista di "Jesus Christ Superstar", però ha il merito di portare il discorso sull'impenetrabilità di una comunità religiosa, e di sottolineare il contrasto tra una visione dura, severa, punitiva del credo e un'altra più gaudiosa, che accompagna i morenti con canti e si avvale della possibilità del perdono. Tratto da un dramma teatrale rappresentato in molti paesi, il film conta su tre ottime attrici (la Fonda ha il personaggio più diluito dalla sceneggiatura, ma non è colpa sua), non pretende di dare tutte le risposte alle domande che pone, poggia su un eccesso di simbolismi (Agnese con le mani sanguinanti e le braccia aperte sulla parete sotto il Crocefisso) che è un peccatuccio comune a chi si avvicina ai temi sacri. Più interessante che buono, ebbe in Italia distribuzione rada e rabberciata.

ANGELI E DEMONI (Angels & demons, USA 2009)
DI RON HOWARD
Con TOM HANKS, Ayelet Zurer,Ewan McGregor, Armin Muehller-Stahl.
THRILLER
Morto un papa se ne fa un altro,dice il proverbio, ma ad Hollywood hanno visto anche in questa frase un altro modo di fare miliardi.Dato il riscontro, soprattutto in Europa e qui da noi( uscito a stagione tradizionalmente agli sgoccioli, divenne il campionissimo d'incassi stagionale) de"Il codice Da Vinci", Ron Howard torna dietro la macchina da presa per dirigere Tom Hanks nel ruolo dello studioso Robert Langdon i che indaga su misteri in cui Storia,Arte e Chiesa sono coinvolte e fantomatici personaggi arrivano ad ordire trame omicide per perseguire disegni complessi e megalomani. In realtà, come saprà chi ha letto i romanzi, "Angeli e demoni" è uscito, come si suol dire, "a rimorchio" del più grande successo di Dan Brown, e se sulla pagina scritta questa avventura vaticana di Langdon si svolge prima, qui vi si accenna appena in un dialogo:"Angeli e demoni", anche nell'originale di Brown è meno statico de "Il codice Da Vinci", e se nel romanzo le cose improbabili e madornali fioccavano ad ogni pagina, la sceneggiatura del film modera un pò le baggianate alla 007 che mettono l'eroe contro la setta risorta degli "Illuminati",determinati a distruggere le alte sfere del clero. Hanks, in buona forma fisica, anche se assomiglia sempre di più nei tratti a Stan Laurel, se la cava con professionalità, e tra gli altri interpreti spicca un Ewan McGregor in parte nel ruolo del Camerlengo:lo spettacolo,nonostante le due ore e dieci non annoia, si rimane sempre un pò perplessi circa la sostanziale superficialità con cui le majors affrontano tematiche per niente semplici(sulle parole al miele del cardinale Mueller-Stahl circa Galileo Galilei avrei da eccepire, considerando abiura e via discorrendo), e ci si prepara al terzo capitolo, naturalmente inevitabile.

lunedì 18 maggio 2009

TINTORERA (I, 1977)
DI RENE' CARDONA,jr.
Con SUSAN GEORGE, Hugo Stiglitz, Andrès Garcia,Priscilla Barnes.
AVVENTURA/EROTICO/HORROR Non saranno gli animali più dolci sul pianeta, ma poveri squali, dopo il successo macroscopico del film di Steven Spielberg, la gente del cinema non dava loro più pace. Cosicchè arrivò sugli schermi (non troppi,per la verità) anche una versione messicana, con uno squalo tigre di una certa proporzione che si accanisce a sbranare bagnanti o chiunque si azzardi ad invaderle il territorio, fino alla lotta finale per eliminare il dentuto problema. Il regista Cardona jr., di poco spessore per la frequente tendenza a rincorrere le peggiori aspirazioni del pubblico pagante, la butta sull'erotico, attardandosi ad inquadrare le grazie denudate delle belle fanciulle presenti nel film, tra cui l'affascinante Susan George che ricordiamo fragile e sensuale in "Cane di paglia", la quale simpaticamente si divide tra i due baldi sciupafemmine protagonisti, almeno finchè lo squalo non decide di includerne uno nel proprio menù. Piuttosto sciatto,nemmeno confrontabile con l'avventura miliardaria spielberghiana( ma nemmeno con altri emuli, perlomeno dotati di ritmo e qualche invenzione), fu programmatissimo dalle tele libere nei primi anni Ottanta, e oggi è praticamente fuori distribuzione.
....e tu vivrai nel terrore!L'ALDILA'( I, 1981)
DI LUCIO FULCI
Con CATRIONA MCCOLL, DAVID WARBECK, Sarah Keller, Veronica Lazar.
HORROR
Ritenuto dagli appassionati dell'horror all'italiana come uno dei più riusciti film del periodo "splatter" di tale genere, "L'aldilà" è indicato da numerosi fans del regista grossetano come il miglior lungometraggio di Lucio Fulci. In un periodo in cui era molto in voga la "casa maledetta" che sarebbe stata costruita dietro un disegno diabolico, addirittura su una delle porte dell'inferno, e i titoli che richiamavano entusiasti aficionados erano "La casa di Mary","Amityville horror", "Inferno" e appunto questo film ambientato in Louisiana (girato davvero lì,curiosamente non presenta neanche di sfuggita un personaggio afroamericano). Dopo un violentissimo prologo che si svolge nel 1927 nel medesimo albergo che farà da teatro ai successivi raccapricci che accadono nel 1981, Fulci mette in scena molto grand-guignol, che vede l'artigiano Giannetto De Rossi darsi assai da fare per sopperire a truculenze assortite, tra occhi che vengono trafitti, liquidi che decompongono velocemente, ragni che divorano e via rallegrando: benchè in effetti sia reperibile una cifra stilistica vera e propria, il copione è abbastanza sconclusionato, tanto che si prova spesso la sensazione,comune ad altri lavori del genere, che la storia sia solo una cornice montata alla bell'e meglio per far risaltare i picchi orrorifici voluti e presentati con abilità da imbonitori da luna park tetro. Il finale è una delle cose migliori, con il quadro abbozzato all'inizio che diviene reale dimensione vera e propria:però le caratterizzazioni sono poco elaborate, c'è un obitorio in cui si entra un pò troppo disinvoltamente(con i guai che ciò comporta...), una pistola che misteriosamente si ricarica da sola e un protagonista un pò duro di comprendonio che non si avvede che solo sparando in testa agli zombie può eliminarli e si intestardisce a sparar loro dappertutto. Intendiamoci, non è un film brutto, ma è molto tirato via per essere un vero cult.

12)ALBERTO SORDI (I)
E'STATO DIRETTO DA:NANNI LOY/MARIO MONICELLI/LUIGI COMENCINI/FEDERICO FELLINI/ETTORE SCOLA/LUIGI MAGNI/VITTORIO DE SICA
HA RECITATO CON:MONICA VITTI/CLAUDIA CARDINALE/VITTORIO GASSMAN/BETTE DAVIS/PHILIPPE NOIRET/SILVANA MANGANO/NINO MANFREDI

Si fa presto a dire Sordi:un attore che ha cavalcato quasi cinquant'anni di cinema italiano,ha interpretato film famosi e di successo,ha lavorato con grandi registi,e ottimi colleghi(anche se era un pò restio a dividere lo schermo con analoghe star...),che ci ha fatto ridere e anche accusare i colpi di una critica spesso acuminata ai problemi d'Italia e d'italiani.Come regista non ha mai convinto fino in fondo,adagiandosi ,come autore,su un moralismo un pò retrogrado,ma da interprete ci ha messo cinismo,patetismo,simpatia,intensità romanesca.E ci ha fatto provare per i suoi personaggi pietà,compassione,sottile disprezzo,incontenibile allegria.Forte di un talento da attore di razza,tanto abile nelle caratterizzazioni da rendere "reali" i personaggi affrontati,Alberto Sordi negli ultimi anni si è perso in svariati progetti inesorabilmente rimandati dalle case di produzione,non più così fiduciose verso il grande attore romano:ci sarebbero tanti titoli da citare,ne dico tre,quelli in cui l'ho ammirato di più."La grande guerra","Una vita difficile","Un borghese piccolo piccolo".
L'ULTIMA TENTAZIONE DI CRISTO
(The last temptation of Christ, USA 1988)
DI MARTIN SCORSESE
Con WILLEM DAFOE, Harvey Keitel, Barbara Hershey, Harry Dean Stanton.
DRAMMATICO
Picchetti davanti ai cinema dove veniva proiettato, una lunghissima scia di polemiche prima,durante e dopo la sua lavorazione, dichiarazioni di fuoco di alte personalità del clero e minacce poco velate a Scorsese per aver "osato" realizzare una versione filmica de "L'ultima tentazione di Cristo" dello scrittore greco Nikos Kazantzakis:il 1988 cinematografico fu segnato dall'attesa per quest'opera sentitissima dal regista di "Fuori orario", dalla cui visione non pochi recensori uscirono anche delusi. A mio modesto parere, è un film con una spiritualità forte, densa, che ad un ragazzo da sempre poco avvezzo a prendere in considerazione la figura del Cristo, fece invece guardare con nuovo rispetto il lato umano del Gesù-uomo, e pose pesanti interrogativi su tante cose:il Dubbio rovello infinito su un destino da rifiutare,subire o accompagnare con onestà e forza, la scelta di combattere la violenza degli Uomini in un modo non violento per loro inconcepibile, la difficoltà di spiegare al prossimo l'importanza del rinnegare la materialità come unica misura di tutto. Chi ha accusato questo film di blasfemia non l'ha visto o pecca di ignoranza o acuta superficialità:anzi, c'è una sottolineatura della sacralità del sacrificio di Cristo come modello su cui espandere il concetto di Pietà straordinario.Scorsese realizza un film importante, e sceglie un attore intenso come Willem Dafoe per il suo Gesù tormentato e lontano dalle versioni oleografiche di Hollywood, mentre mette in risalto il Giuda di Harvey Keitel combattente e apostolo più fedele,in controtendenza alla lettura sempiterna del traditore più celebre di tutti i tempi e lascia sullo sfondo la figura di Maria.A tutt'oggi, un'opera di alto livello,parola di un agnostico cui questa pellicola portò molte giovanili riflessioni.

LE MANI SULLA CITTA'(I, 1963)
DI FRANCESCO ROSI
Con ROD STEIGER, Salvo Randone, Guido Alberti, Angelo D'Alessandro.
DRAMMATICO
Se il cinema deve avere anche funzioni sociali, o perlomeno aprire confronti o portare la discussione su questioni di pubblico interesse, molti film di Francesco Rosi sposano in pieno questo versante della settima arte. "Le mani sulla città" all'epoca della sua uscita fu un atto d'accusa sferzante contro la mala gestione della politica, vista attraverso la facile corruttibilità delle alte sfere, da parte degli speculatori edilizi che cementificarono l'Italia nel "boom" degli anni Sessanta e dettero il via libera all'espandersi del potere della mafia e dei peggiori politicanti,tesi a gonfiarsi le tasche a scapito della malafede di costruttori maramaldi. Visto oggi, purtroppo, questo lungometraggio, realizzato quasi come un film-inchiesta con una star americana in campo,è attualissimo, basti vedere le colpevoli mancanze di sicurezza nei crolli d'Abruzzo:lucido e secco come un riuscito dossier giornalistico, "Le mani sulla città" evita l'enfasi e tira diritto alla denuncia del degrado morale dei meccanismi di controllo su quello che dovrebbe invece consentire lo sviluppo delle grandi città. E dire certe cose, così apertamente e senza tirarsi indietro delinea carattere,personalità e due attributi di un certo peso:bravo Rosi, bravissimo.

IL TEMPO DELLE MELE ( La boum, F 1980)
DI CLAUDE PINOTEAU
Con SOPHIE MARCEAU, BRIGITTE FOSSEY, Claude Brasseur.
SENTIMENTALE/COMMEDIA
Incassi a tutta birra ( o meglio, a tutto sidro)in Europa, la canzone "Reality" scritta da Vladimir Cosma e cantata da Richard Sanderson in testa per mesi a tutte le classifiche e suonata e ballata a tutte le festicciole di adolescenti( le "Boums" del titolo originale):non c'è che dire, "Il tempo delle mele" fu uno dei più grandi successi del cinema francese e per i ragazzi dell'epoca si trattò di un vero e proprio fenomeno. Oggi è facile dargli dell'insulso, però per quanto legato alla fatuità di un'età corta, va riconosciuto che Pinoteau, che già si era occupato di scaramucce tra genitori e figli ne "Lo schiaffo", rende l'atmosfera dell'epoca, e prepara gli anni del riflusso venuti appena dopo quelli dell'impegno giovanile. In più, per fortuna il film non offre alcuna metafora, mette a contrasto diversi egoismi, sia quello dei genitori che vogliono concedersi nuove chances(ma tranquilli,siamo in ambiente familista in fondo e un lieto fine non si nega a nessuno) che quello della ragazzina Vic, il cui mondo è delimitato dalle prime feste in cui ballare un lento con il ragazzo del cuore e la scuola da frequentare forzatamente e non pretende di restare addosso allo spettatore più di un hit del momento suonato alla radio. Sophie Marceau, in pieno fiorire, è una delle non molte divenute dive dopo un promettente inizio da giovanissima.

giovedì 14 maggio 2009

SALVATE LA TIGRE (Save the tiger, USA 1973)
DI JOHN G.AVILDSEN
Con JACK LEMMON, Jack Gilford, Laurie Heineman, Patricia Smith.
DRAMMATICO
"Lo sapevi che i leoni e le tigri tornano sempre dove hanno il ricordo più bello?E' così che li fregano."dice la ragazza raccolta dall'imprenditore tessile protagonista del film al secondo passaggio che l'uomo le offre nella medesima giornata: industriale di medio calibro oberato dalla mancanza di liquidi e l'esigenza di produrre, intento a rimasticare di continuo il passato, che sia drammatico come lo sbarco ad Anzio o spensierato come quando suonava la batteria e si faceva chiamare "Pete il Cubano", Harry Stoner si barcamena tra tentativi di tirare avanti la baracca, "almeno per un'altra stagione" e il disgusto per la condotta morale propria e del proprio paese,in cui la corruzione pare essere divenuta parte integrante del vivere. John G.Avildsen, da un copione abile e denso di Steve Shagan che ha il buon gusto di non volersi risolvere in un pietistico lieto fine, assolutamente fuori luogo dopo quel che abbiamo visto, gira uno dei suoi migliori lavori, anche se per tecnica di ripresa e inventiva di regista, non così ben realizzato quanto "Rocky", e con l'aiuto di un Jack Lemmon straordinario nell'esprimere la crisi interiore di un uomo partito idealista e arrivato ad un livello di vergogna di se stesso insopprimibile, ma che tuttavia si assume la responsabilità delle proprie azioni peggiori. Incastrato tra le offerte degli strozzini, la possibilità di sfangarla grazie ad una truffa assicurativa, la decadenza di tutto ciò che gli sta attorno, le illusioni infrante del dopoguerra, Stoner si accorge di essere una mezza reliquia deambulante circa il mondo che si era prospettato. Uno dei più bei film sull'impossibilità di realizzazione del Sogno Americano, o meglio, delle conseguenze tragiche delle utopie applicate agli Uomini.

mercoledì 13 maggio 2009

TWO MUCH-Uno di troppo(Two much, ES 1995)
DI FERNANDO TRUEBA
Con ANTONIO BANDERAS,MELANIE GRIFFITH,DARYL HANNAH,Danny Aiello.
COMMEDIA
Dopo aver ricevuto l'Oscar per "Belle epoque",Fernando Trueba ha avuto l'opportunità di girare un film in America,e ha scelto di fare una commedia dall'impianto della classica pochade,con scambio di ruoli e equivoci a ripetizione,tramite la storia di due gemelli molto simili somaticamente,ma diversi come personalità.Niente di nuovo, si sa, ma il ritmo fa funzionare a dovere la storia, Banderas ci mette grinta e ironia,l a Griffith e la Hannah sono seducenti ,ognuna a modo suo, e Aiello garantisce professionalità.Si sorride spesso,anche se si prevede il lieto fine non appena finiscono i titoli di testa...
IL COMMISSARIO PELLISSIER(Max et les ferrailleurs,F 1971)
DI CLAUDE SAUTET
Con MICHEL PICCOLI, ROMY SCHNEIDER,Bernard Fresson.
DRAMMATICO
Se il pòlar francese e il noir hanno ritmi, canoni e riconoscibilità differenti che ne hanno fatto una scuola a sè stante nel genere giallo, "Il commissario Pellissier", con il suo stile freddo ed elegante, appartiene poco ad entrambe le categorie, risolvendosi alla fine in un film drammatico, di sentimenti trattenuti troppo, come molte volte il cinema francese ci ha offerto. La storia dell'ex-giudice riciclatosi come semplice commissario per il suo atteggiamento ossessivo verso le cose e soprattutto la legge, che coglie l'occasione per un successo personale imbastendo una lenta trappola per un gruppetto di sbandati in cui una bella prostituta venuta dalla Germania ha un ruolo importante ci pone di fronte un individuo che di sè presenta soprattutto la grettezza, che lo spinge a perseguire un amico di cui aveva perso le tracce e creare uno strano rapporto con la ragazza di strada Lily, fino al drammatico finale, in cui il sentimento che sordamente gli è cresciuto dentro determina un imbizzarrimento delle vicende. Michel Piccoli fornisce un'interpretazione di tutto riguardo nel suo grigio uomo di legge che lascia esplodere la sua schematica follia alla fine, e Romy Schneider è di una sensualità felina quanto è al contempo espressiva e brava a rendere la confusione che si impadronisce della sua Lily:raccontato con i ritmi senza fretta tipici di molta cinematografia transalpina, "Il commissario Pellissier" è un lungometraggio che solleva interesse.

lunedì 11 maggio 2009

IO NON CREDO A NESSUNO(Breakheart Pass,USA 1975)
DI TOM GRIES
Con CHARLES BRONSON,Ben Johnson, Ed Lauter, Richard Crenna.
WESTERN
Solitamente i film con Charles Bronson ricevevano inesorabili pollici verso, e venivano rapidamente catalogati come roba da terze visioni per spettatori che di cinema non capivano granchè:a parte il degenerare dei "Giustiziere della notte", nel panorama dell'action movie ci sono titoli che possono ribaltare tale pregiudizio, e "Io non credo a nessuno" si inserisce in questo gruppo. Western quasi tutto ambientato su un treno, adotta schemi e struttura di un giallo per tre quarti di racconto, per risolversi in una sparatoria finale piuttosto spettacolare tra nordisti,indiani e lestofanti che avevano rubato dei fucili da vendere ai pellerossa. Non un caposaldo del genere, ma un intrattenimento discreto che vanta un cast ben fornito(con una pecca, che uno splendido interprete come Charles Durning non abbia grosse occasioni per mettersi in luce) e una regia salda che regge bene i non pochi tornanti narrativi che complicano la vicenda. In un personaggio che è nelle sue corde come il prigioniero misterioso che inizialmente adotta un basso profilo(ma è naturale sospettare che l'uomo non sia quel che dice di essere) per progressivamente rivelarsi più un valido alleato che un pericolo,Bronson asseconda bene la sceneggiatura: e, oltre a mescolare western e giallo classico, si aggancia anche il filone catastrofico con alcune spettacolari sequenze di incidenti ferroviari.

IL GATTOPARDO (I/F,1962)
DI LUCHINO VISCONTI
Con BURT LANCASTER,Alain Delon, Claudia Cardinale,Romolo Valli.
DRAMMATICO
"Il gattopardo" fu un caso prima letterario e poi cinematografico, in cui Tomasi di Lampedusa ritrasse in modo mirabile un'Italia sul farsi, e le relative conseguenze viste dall'ottica di un nobile conscio della fine di un'era e altrettanto sfiduciato del futuro.La morte è uno dei motivi portanti di un racconto che sulla pagina narra, con una potenza e una forza letteraria straordinarie, la morte del protagonista descrivendo le sensazioni della sua mente che scivola via come sabbia in una clessidra. Visconti non mette in scena il medesimo finale, ma l'uscita di scena, lenta e nell'ombra del Principe Fabrizio di Salina è altrettanto memorabile:il film che l'autore de"La terra trema" trasse dal romanzo è uno dei capolavori riconosciuti, a ragione, del cinema italiano. La sensualità dei giovani Delon e Cardinale(la scena in cui lei giunge di corsa alla corte dei Salina bagnata dalla pioggia è di un erotismo magnetico, tutto nelle espressioni della bellissima donna), l'amarezza del nobiluomo Lancaster che adotta la massima "Bisogna che tutto cambi perchè tutto resti com'è" come ultimo appiglio verso il suo mondo languente di fronte al mutare di una Storia che non gli garantisce buone nuove, la magnificenza degli scenari e le prove di un cast in cui ogni volto è appropriato, mantengono lo status di un'opera d'arte che fu amatissima anche dal pubblico, e a tutt'oggi non ha sollevato alcuna voglia(e meno male)di remake.

RATATAPLAN(I,1979)
DI MAURIZIO NICHETTI
Con MAURIZIO NICHETTI,Angela Finocchiaro, Edy Angelillo,Roland Topor.
COMMEDIA Prodotto da Franco Cristaldi, uno dei tycoon più capaci del cinema italiano, "Ratataplan" fu l'esordio di Maurizio Nichetti, a sorpresa tra i maggiori incassi della stagione in cui uscì:concepito e realizzato come una rapsodia poco incline al parlato, il film fa intuire le influenze di Bruno Bozzetto, del quale Nichetti fu interprete in "Allegro non troppo" e della comicità mimica di cui l'occhialuto attore e regista lombardo fu propositore sullo schermo. Le vicende del signor Colombo, giovane genialoide capace di costruirsi un robot a propria somiglianza in casa, passano dall'involontaria creazione di una bevanda miracolosa fatta di acqua minerale, vernice,mosche morte e ricordini di piccione, a un'esperienza cabaretteristica con il gruppo "Quelli di Grock" nelle campagne, in cui gli spettatori venuti dai campi prendono a botte e forconate gli incauti commedianti, colloqui di lavoro dove l'estro viene compensato con l'esclusione. Fuori posto come tutti i personaggi comici di spicco, Colombo,schivo e deluso dal mondo esterno, da far corteggiare una bella ragazza del casamento dalla propria copia robotica, troverà probabilmente la donna della sua vita con una giovane stralunata e solare:accompagnato dalla musica bella e rilassante di Detto Mariano, il piccolo film azzecca e annuncia il ritratto della grigia logica industriale, ha qualche timidezza di troppo, e lascia la considerazione che oggi una commedia così fuori dagli schemi di casa nostra difficilmente ritroverebbe lo stesso favore, visti i peggiorati gusti degli italiani.

sabato 9 maggio 2009

SPAWN(Spawn, USA 1997)
DI MARK A.Z.DIPPE'
Con MICHAEL JAY WHITE, John Leguizamo,Theresa Randle, Martin Sheen.
FANTASTICO/AZIONE
Se prima o poi uscisse il manuale "Come fare un film veramente brutto da un bel fumetto", "Spawn" costituirebbe la base. Girato pedestremente da tal Mark A.Z.(come la squadra di calcio olandese) Dippè, il film brucia le speranze dei fan di comics che avranno amato un fumetto complesso, oscuro e disegnato con eleganza da Todd McFarlane:storia di un dannato che baratta la sua anima con la salvezza dei propri cari, la serie di Spawn è sarcastica, violenta, originale. Nella versione cinematografica( ma si spera che come per l'Uomo Ragno e in futuro Capitan America ci siano nuove e più azzeccate elaborazioni) ciò si riduce ad una trama zoppicante, ai ghigni insostenibili di un John Leguizamo ultragigioneggiante nei ridotti panni del lercio Clown, e non ci si salva nemmeno quanto ad effetti speciali, abbastanza miserandi vista la concorrenza. Che dire di più? Che se uno può evitare di guardarlo si fa un favore, e siamo a posto.

ASSASSINIO SU COMMISSIONE(Murder by decree, GB/CAN 1979)
DI BOB CLARK
Con CHRISTOPHER PLUMMER, JAMES MASON, David Hemmings, Susan Clark.
GIALLO


Sherlock Holmes e Jack Lo Squartatore non si erano mai incontrati nè in letteratura nè al cinema."Assassinio su commissione" adotta un'usanza poi divenuta abbastanza frequente, porre un personaggio di fantasia in un caso reale molto conosciuto e immaginare un differente sviluppo dei fatti. La tesi finale, diffusa non poco, è che il famigerato massacratore di prostitute nella Londra di fine Ottocento fosse un membro della regale famiglia, ma nella soluzione a cui Holmes arriverà c'è un concorso di colpa da parte di una solida congiura massonica per non far emergere la verità e mantenendo l'ordine costituito. Coraggioso nella stilettata ai poteri occulti che si curano di mantenere uno status in cui è più semplice ordire grandi iniziative segrete, il film di Bob Clark si mantiene su un registro godibile , puntando su un cast dai nomi importanti e quasi tutti di origine britannica:la versione Plummer/Mason del duo Holmes-Watson è convincente e la lettura di un periodo turbolento della Storia inglese è consapevole dei compromessi sporchi di tanta politica. Poco citato nelle filmografie essenziali sul detective di Conan Doyle, è una piacevole sorpresa per chi non lo conosce.
X-MEN LE ORIGINI:WOLVERINE
(X-Men Origins:Wolverine, USA 2009)
DI GAVIN HOOD
Con HUGH JACKMAN,Liev Schreiber, Lynn Collins, Danny Huston.
FANTASTICO/AZIONE
Conclusa ( per il momento, con Hollywood non si sa mai...) la saga degli Uomini X vera e propria, parte il progetto di una specie di indotto che porterà a vari "spin-off" su Magneto, Deadpool(il mutante superkiller creato in questo film), e alla prima squadra originale degli X-Men:inevitabile che la scelta primaria cadesse su Wolverine, il personaggio più carismatico e meno allineato dei mutanti, con tutto il bagaglio di mistero e vissuto violento accennato per anni e recentemente illustrato. Hugh Jackman si è così immerso nell'avventura da produrre egli stesso questo "Wolverine" che dovrebbe, visto anche l'ottimo riscontro commerciale, aprire una nuova trilogia, con prossima fermata il Giappone: curiosamente affidato ad un regista venuto dall'impegno come il sudafricano Gavin Hood, il kolossal sul "Ghiottone" ha ottenuto recensioni tiepide nei migliori casi, quando non vere e proprie stroncature, mentre il pubblico sembra gradire non poco le avventure combattenti dell'eroe artigliato. Nei soli titoli di testa Wolverine attraversa ogni guerra in cui sono coinvolti gli USA dal 1845 al 1980, in cui dovrebbe svolgersi la vicenda delle origini dell'Arma X come l'abbiamo conosciuto sui fumetti ed al cinema:in pratica, egli ed il fratello Victor,che diverrà poi la nemesi Sabretooth sono due licantropi non compiuti, quasi immortali e animati da un'aggressività congenita che se ha dei limiti nel caso del protagonista, nell'altro si spinge verso una furia omicida incontrollabile. Benchè l'estetica di Hood sposi in pieno quella del videogame più moderno ed esagerato, dalla sua ha una tenuta di ritmo notevole, che rende "Wolverine" un giocattolone avvincente in cui i fan dei comics si divertiranno a riconoscere molti dei caratteri che,a partire dal cajun Gambit in precedenza,chissà perchè, sono stati esclusi dai creatori della serie al cinema. Se Jackman si conferma interprete molto fisico e comunque espressivo, di Schreiber emerge la minacciosità sin qui rimasta vaga:data la forte connotazione muscolare del personaggio, e considerato che per l'attore di "The prestige" sono giunti i quarant'anni, non credo che per il nuovo capitolo ci sia molto da aspettare.