lunedì 29 giugno 2009

SFIDA ALL'O.K.CORRAL (Gunfight at the O.K.Corral, USA 1957)
DI JOHN STURGES
Con BURT LANCASTER,KIRK DOUGLAS, Rhonda Fleming,Jo Van Fleet.
WESTERN
Autentico pezzo di mito del West, lo scontro all'O.K.Corral tra Wyatt Earp e i suoi alleati ed i fratelli Clanton ha conosciuto svariate rappresentazioni al cinema , di cui la più acclamata è "Sfida infernale" di John Ford e la più recente "Tombstone" di George Pan Cosmatos.In mezzo, un classico da citare è "Sfida all'O.K. Corral", uno dei numerosi lungometraggi che ha visto Kirk Douglas insieme a Burt Lancaster:diretto dal bravo John Sturges, che mette in scena un Earp vissuto e riluttante a mettere mano al fucile e un Doc Halliday ruvido ma che si lascia conquistare dalla lealtà dell'uomo di legge, il film ha una scansione narrativa tradizionale, con un gran finale che consiste nella sparatoria decisiva, lunga una decina di minuti molto spettacolari e di ottima tensione. Genere maschio per eccellenza, il western ( con colonne sonore celebri curiosamente create dal russo Dimitri Tiomkin,come questa) allinea caratteri opposti, silenziosamente e misteriosamente affini che possono allearsi in sfide tra un'anarchia violenta e la necessità di dare una forma alla società:fatto crudo tramutato in leggenda dal grande schermo, la disfida al piombo dell'O.K. Corral trova qui una dimensione non originalissima, ma in linea più di Hawks che di Ford, comunque accattivante.

FINO ALL'ULTIMO RESPIRO( A bout de souffle, F 1960)
DI JEAN-LUC GODARD
Con JEAN SEBERG,JEAN-PAUL BELMONDO, Henri Jacques Huet,Van Doude.
DRAMMATICO


Oggi in molti fanno fatica a riconoscerlo tale, ma "Fino all'ultimo respiro" fu un elemento di rottura con molto che il cinema aveva presentato fino al 1960, e aprì di fatto la via a nuovi modi di raccontare dallo schermo. E' vero che alcuni dialoghi appaiono obsoleti, a volte privi di senso, non importanti, e che si noti più di una volta che il tempo è passato.Però è giusto anche dire che Godard compì un'operazione che liberava dall'obbligo della morale, impaginava immagini splendide, e lasciava emanare la sensualità fluida dei due protagonisti Seberg e Belmondo. Uomo impossibile ma fascinoso, modello da non imitare ma anche individuo dimostrante un disagio verso ogni regola preesistente e sfasato cronico lui, bellissima e fragilissima,mai convinta di ogni sua mossa lei, rimangono creature da immaginario cinematografico preziose:la regia dello svizzero Jean-Luc è da considerarsi modernissima in quell'era, e se al tempo attuale certe scelte possono anche parere non stravolgenti, si pensi a cosa dovesse apparire questa pellicola all'incrocio tra una decade tendenzialmente restauratrice,visto anche il trauma mondiale della guerra e quella seguente nella quale tutto spinse al nuovo, e allo sbalorditivo.

domenica 28 giugno 2009

BOLT-Un eroe a quattro zampe( Bolt, USA 2008)
DI BYRON HOWARD e CHRIS WILLIAMS
ANIMAZIONE
AVVENTURA
Eroe dei telefilm, il cagnolino bianco Bolt continua a credere che le avventure incredibili vissute al fianco della padroncina , tra razzi da schivare, elicotteri all'inseguimento e spie malvagie da far cadere dalla moto, siano reali e che gli accadano tutti i giorni:non gli basta che,uscito dagli studios dove è tenuto praticamente imprigionato, i super poteri che utilizza per sgominare il nemico non gli siano propri, e che vada incontro a delusioni circa le proprie capacità. Messosi insieme ad una gatta piuttosto pratica e ad un criceto affettuoso e di grossa stazza, dimostrerà a se stesso che per compiere un gesto coraggioso non servono attitudini straordinarie, ma una grande forza d'animo e un altruismo notevole. Se contrapposto all'altro "campione" Disney della stagione, "Wall-E", pur presentando un'analoga qualità egregia dell'animazione(qui però troppo influenzata dalla grafica dei videogiochi ultima generazione), mostra chiaramente il maggior peso artistico dell'altro film e dichiara esplicitamente un indirizzo più infantile:resta però il fatto che in termini di educatività lancia messaggi semplici e validissimi, cosa non da poco in un immaginario mediatico da anni mirato a buttarla su una sconclusionata aggressività di fondo.

STATE OF PLAY( State of play, USA/GB 2009)
DI KEVIN MAC DONALD
Con RUSSELL CROWE, Ben Affleck, Rachel McAdams,Helen Mirren.
DRAMMATICO/THRILLER
Il thriller politico di inchiesta, che vede magari coraggiosi giornalisti avviarsi con ostinazione e a rischio di reputazione oppure letteralmente del proprio collo a scandagliare verità torbide, è quasi modernariato del cinema, dato che il picco di tale categoria è da ricercarsi negli impegnati anni Settanta. E meno male che capita una buona sceneggiatura, anche se viziata da un pò troppi colpi di scena per convincere in assoluto, per tentare di rilanciare il sottogenere. Al terzo film, più un documentario, Kevin MacDonald conferma di essere sospinto da tantissima buona intenzione, ma che tuttavia deve imparare a maneggiare meglio il corpo narrativo delle storie che porta sullo schermo per non incontrare, come succede qui, ma anche nel precedente "L'ultimo re di Scozia", uno schermo di perplessità da parte dello spettatore che comunque segue con interesse i suoi lavori.Presi in esame i difetti più vistosi del film, va detto che "State of play" è un buon film, lungo oltre due ore di dialoghi fitti e avvincenti, con un discreto ritmo, e recitato da un cast interessante, nel quale si riscontra un Crowe in una delle sue prove più riuscite, più da attore che da star, e in un ruolo pur importante ma da spalla, meglio del solito Ben Affleck. Dopo una stagione tristemente muta da parte dei giornalisti che si occupavano di politica zittiti o persuasi ad occuparsi di altro dall'amministrazione Bush, è il tempo di una nuova fiducia nell'informazione, a volte l'unica speranza per la democrazia di spuntarla.

venerdì 26 giugno 2009

SELVAGGI (I, 1995)
DI CARLO VANZINA
Con EZIO GREGGIO, LEO GULLOTTA, MONICA SCATTINI, ANTONELLO FASSARI.
COMMEDIA

Un mio amico mi raccontò di aver visto questo film in una sala piena,con nessuno che rideva per tutta la durata della pellicola.Un film comico che non riesce a scatenare il riso è un'auto con il motore che ingrippato,un cocktail senza sapore,un'amicizia senza affetto:non ha ragion d'essere.Divagazioni a parte,"Selvaggi" è una presunta satira dell'Italia a metà degli anni Novanta,con le grossolanità del caso,qualche bella figliolona a far da décor,attori un pò spersi come i loro personaggi nel film.La semplificazione vanziniana dei naufraghi che rappresenterebbero la nostra nazione al tempo,con il rifondarolo,l'ulivista,il forzista,il nostalgico del fascio,ricalca pressappoco l'iter dei tempi gloriosi della fase barzellettesca da gita in pullman("Ci sono un italiano,un francese e un tedesco...");e,dopo l'approdo in tv dei desperados fasulli de "L'isola dei famosi",viene da chiedersi se i Vanzina si rendano conto di aver qualche dote da preveggenti...
QUEL MOTEL VICINO ALLA PALUDE(Death trap, USA 1976)
DI TOBE HOOPER
Con NEVILLE BRAND,MEL FERRER, Stuart Whitman, William Finley.
HORROR


Un paio d'anni dopo l'affermazione "di culto" dell'innovativo, per la violenza contenuta e il passaggio a una fase più "oltre" dell'horror, di "Non aprite quella porta",Tobe Hooper girò un film meno fortunato,ma perlopiù piaciuto a chi apprezzava il genere,intitolato "Death trap",e ribattezzato da noi "Quel motel vicino alla palude",che richiama foneticamente il titolo italiano del lungometraggio precedente.Francamente,la fama di "cult-movie" di questo horror con fotografia sporca,e recitazione non tanto meglio dei film porno,a mio avviso è eccessiva:suspence manco a parlarne,le scene truculente ,oltre che risapute,sono talmente obbligate da non suscitare nemmeno ribrezzo,e se si può sorvolare sull'artificiosità del feroce coccodrillo residente nella palude,era lecito almeno aspettarsi un tentativo di costruzione di storia,ma praticamente non è possibile.Infatti,ci si trova,come in altre pellicole del genere,di fronte a situazioni il cui unico scopo d'essere è mostrare i vari personaggi inesorabilmente avviati al massacro senza alternative.Dallo squallido motel in cui il laido tenutario,afflitto da fobie sessuali e turbe a orologeria,infierisce a colpi di falce su ignari avventori,emerge soprattutto un lancinante sbadiglio.
GATTACA-La porta dell'universo(Gattaca, USA 1998)
DI ANDREW NICCOL
Con ETHAN HAWKE, UMA THURMAN, Alan Arkin, Jude Law.
FANTASCIENZA

Da un'idea assai intelligente, basata su una società repressiva in nome di una pulizia genetica non meno feroce di quella etnica,pur se più dissimulata, in un universo spersonalizzante e gelido, Andew Niccol ha tratto un thriller futuristico che non manca d'interesse, con diversi rimandi a Kafka, e pure al Ray Bradbury migliore:peccato che manchi di senso del ritmo, e che, un paio di snodi fondamentali della storia, come la motivazione dell'assassinio che scatena la caccia all'uomo, risultino alla fine un pò banali o incongrui.Un esordio dignitoso,che spreca anche se non del tutto il già indovinato spunto di partenza.

martedì 23 giugno 2009

REAZIONE A CATENA( Chain reaction, USA 1996)
DI ANDREW DAVIS
Con KEANU REEVES,MORGAN FREEMAN, Rachel Weisz,Joanna Cassidy.
AZIONE

Andrew Davis è un regista di quelli di solito chiamati "professionals", gente stimata dalle majors, spesso specializzati in un cinema di genere, cui vengono affidati prodotti anche costosi , che realizzano comunque portando l'operazione in porto senza grossi intoppi."Reazione a catena" è un thriller d'azione abbastanza banale, con Keanu Reeves spesso in moto per sventare un complotto organizzato da scienziati corrotti per una formula che permetterebbe di poter farne a meno del petrolio.Il film procede neanche troppo velocemente, nonostante la presenza di Morgan Freeman c'è poco interesse per la storia,e il film sprofonda in una dimenticabilità media, lasciando poco ricordo di sé.
GIULIO CESARE(Julius Caesar, USA 1953)
DI JOSEPH L.MANKIEWICZ
Con MARLON BRANDO, JAMES MASON, JOHN GIELGUD, LOUIS CALHERN.
DRAMMATICO

Molto prima del Baz Luhrmann di "Romeo + Giulietta", Joseph L.Mankiewicz tentò un taglio moderno e un approccio dichiaratamente cinematografico ad un testo classico del Bardo, con un cast composto perlomeno da un triumvirato di talenti eccezionali:Marlon Brando,James Mason e John Gielgud nei ruoli di Marco Antonio, Bruto e Cassio in un'opera cinematografica che è validissima indipentemente dall'illustre testo originario. La prima parte,in cui si prepara la congiura che rimarrà nella Storia per la soppressione di Giulio Cesare, monta la tensione, e tutta la parte centrale, con il celeberrimo monologo di Marco Antonio è straordinaria, con un Brando che evidenzia qui il proprio carisma e la forza d'interprete declamando come solo un grande attore può fare il crescendo di uno dei punti più alti dei testi di Shakespeare. Mankiewicz, che fu un grande direttore d'attori, ma anche un cineasta molto moderno, e con un notevole istinto per l'inquadratura, capace di rendere memorabile una scena semplicemente allargando il campo, dirige un film che appassiona, e scorre con scioltezza, anche se la scelta di utilizzare praticamente le intonazioni del teatro e del dramma originale potesse apparire ostica inizialmente. Inoltre, il ritratto della folla soggiogabile con un intelligente utilizzo delle capacità oratorie è tuttora, purtroppo, tema attuale.

sabato 20 giugno 2009

DIARIO DI UNO SCANDALO( Notes on a scandal, GB 2006)
DI RICHARD EYRE
Con JUDI DENCH, CATE BLANCHETT, Bill Nighy, Tom Georgeson.
DRAMMATICO
Bruttissima cosa la solitudine, soprattutto se ad un certo punto non è classificabile come scelta, ma come conseguenza naturale delle cose: costruito come un thriller dei sentimenti, "Diario di uno scandalo" è il racconto di due passioni indirizzate male, sia quella della trentasettenne e affascinante professoressa d'arte che scivola in una relazione con un alunno di venti e passa anni più giovane, e quella per la stessa donna provata da una collega anziana che da un immaginario trono osserva il mondo attorno a lei e annota con puntuale disprezzo quel che non le piace del prossimo, praticamente tutto, al punto da definire con astiosa impietosità il figlio down dell'amata un "tedioso buffone di corte". Molto breve, poco più di ottanta minuti di cinema soprattutto d'attrici, ben coadiuvato dalla partitura musicale di Philip Glass, il film ha un paio di momenti poco riusciti, come la sequenza finale in cui una sventurata fa la conoscenza del personaggio di Judi Dench proprio mentre sta leggendo su un giornale la cronaca dello scandalo nato grazie a lei, come se dopo il Duemila, tra Internet e la stampa in genere, il volto della donna fosse sfuggito alla curiosità dei cronisti, ma nel gioco affilato delle due straordinarie interpreti(tra le quali fa buona figura il marito debole e incapace di gestire la situazione di Bill Nighy) si rimane coinvolti, e nella enorme sconsideratezza a contrasto di una donna che programma tutto senza tener conto degli imprevisti con un'altra che di fronte alle pressioni della vita reale non oppone resistenze, se l'una fa quasi compassione, l'altra risulta poco digeribile per l'incapacità di pensare alle conseguenze delle proprie azioni. Non un capolavoro, ma un grande confronto di interpreti,questo sì.

IL GUSTO DEGLI ALTRI ( Le gout des autres, F 2000)
DI AGNES JAOUI
Con JEAN PIERRE BACRI, AGNES JAOUI, ALAIN CHABAT, GERARD LANVIN.
COMMEDIA
Nella stagione 2000/01 fu il caso cinematografico per la critica: una commedia con sapori alleniani ma con chiara tradizione francofona alle spalle e una sceneggiatura che ottenne sperticati elogi. In effetti "Il gusto degli altri", che racconta un incrociarsi di persone che partono da una fallace solidità del proprio status, e si ritrovano inconsapevolmente a rimettere tutto in discussione, dall'imprenditore arrogante e incolto alla guardia del corpo che rifugge l'amore, dalla barista che spaccia un pò per arrotondare e un pò per trasgredire all'attrice teatrale che sta sfiorendo e ai sentimenti non crede più, è un gioiellino. Costruito con una sapidità di scrittura impressionante, alterna con abilità le storie portandole a sfiorarsi e poi intrecciarsi, senza imporre forzatamente un lieto fine a tutti, ma sottolineando che chi si adegua ai cambiamenti conosce un miglioramento di sè, pur avendo dell'amaro da ingoiare. Sul cast , che assembla personalità diverse facendole fruttare al meglio, è giusto un applauso: e viene naturale domandarsi perchè in Italia è divenuto così difficile,dopo stagioni in cui fluttuava un'energia creativa incontenibile, realizzare una sceneggiatura così intensa e leggera ad un tempo.

I CAVALIERI DEL NORD-OVEST
(She wore a yellow ribbon, USA 1949)
DI JOHN FORD
Con JOHN WAYNE, Ben Johnson, Joanne Dru, John Agar.
WESTERN
La trilogia militare di John Ford è composta da "Il massacro di Fort Apache", "Soldati a cavallo", e questo "I cavalieri del Nord-Ovest":tutti e tre i film sono interpretati da John Wayne, e pur narrando storie ed avventure di uomini in divisa, l'autore di "Sentieri selvaggi" è esente dai compiacimenti soldateschi e militaristi. Fatto sta, che a fine anni Quaranta, in questo film c'è un ufficiale sull'orlo della pensione che afferma "I vecchi devono impedire le guerre.", si adopera per cercare una pacificazione con i pellerossa, e quando questa risulta impossibile (sulla giustificazione di tali decisioni sono d'accordo, ma è altro contesto), fa in modo di neutralizzare gli avversari giocando il tutto per tutto per evitare uno spargimento di sangue e giovani vite spazzate via. Illuminato da una fotografia straordinaria, che rende al massimo l'azzurro dei cieli e il rosso dei tramonti, "She wore a yellow ribbon" (è l'inizio di una canzone cantata nel film, ed anche un riferimento ad una scelta sentimentale), la pellicola ha un ritmo leggermente più blando nella prima parte, ed un crescendo nella seconda che scioglie i nodi narrativi e giunge al magnifico finale a pieno voltaggio:non mancano scene che sottolineano il tipico umorismo fordiano, come quella divertente della rissa tra il sergente ubriaco e gli uomini mandati a prelevarlo. E se si vuole una spiccia lezione di regia in poche scene, si guardi l'arrivo del protagonista sul punto di commuoversi nella sala, con tutti gli ospiti ad applaudirlo, con un carrello all'indietro che sembra ampliare lo schermo. That's cinema, eccome!

VACANZE DI NATALE 95 ( I, 1995)
DI NERI PARENTI
Con MASSIMO BOLDI, CHRISTIAN DE SICA, LUKE PERRY, Paolo Bonacelli.
COMICO La banda Boldi & De Sica colpisce ancora, riuscendo a piazzarsi sul podio del box-office, superando grossi titoli come "Heat","Seven" e "Braveheart".Poco di nuovo in questa strenna sotto l'albero, a parte l'ambientazione americana ad Aspen, in Colorado, la Cortina degli USA, e il divo tv del momento Luke Perry.Di veramente comica, anche se sull'orlo della grossolanità , c'è la scena in cui il duo romano-milanese si incontra nella cabina della doccia.Boldi, dopo uno striptease danzante, in preda alla gioia per la ritrovata virtù della figlia, non si avvede che nascosto, in medesima mise c'è DeSica lì per mascherare un tradimento.Solo in quel momento,si ha modo di valutare il potenziale comico dei due attori.Poi,più spesso ci si annoia:siamo comunque a livelli meno indecenti delle edizioni 90 e 91.
STARSHIP TROOPERS-Fanteria dello spazio(Starship troopers, USA 1997)
DI PAUL VERHOEVEN
Con CASPER VAN DIEN,Denise Richards,Dina Meyers,Michael Ironside.
FANTASCIENZA
Da un romanzo di Patrick Henley, uscito nel 1959,"Starship troopers",è stato accusato di filonazismo, tenendo conto della visione di futuro che gli è propria:giovani invasati, disciplina d'acciaio, culto della forza e dell'ego, la violenza come affermazione di personalità, e una proterva ferocia in battaglia superiore a quella dei nemici alieni.Se questa Sparta del 2200 non fosse osservata da Verhoeven con ironia, anzi con sarcasmo, ci sarebbe da dare ragione agli accusatori, ma l'olandese porta il film a un livello di violenza visuale e a un sovraccaricamento dei toni della narrazione tali da sottolinearne la grottesca paradossalità.Tecnologicamente eccezionale, fornito di magnifici effetti speciali,"Fanteria dello spazio" è una sorta di parodia del genere:come accettare altrimenti una società-mostro,in cui giovani che sembrano usciti da telefilm "giusti" come "Beverly Hills 90210", esibiscono un Q.I. vicino allo zero, che vanno fieramente al macello,venendo letteralmente triturati da oscene creature?Delirante -demenziale carnevale di corpi sganasciati, teste mozzate, arti che vengono strappati via da mostri, e la società degli uomini che allegramente tortura il capo degli insettoni spaziali nel finale, per non essere da meno del nemico.

venerdì 19 giugno 2009

NON SIAMO ANGELI(We're no angels, USA 1989)
DI NEIL JORDAN
Con ROBERT DE NIRO, SEAN PENN, Demi Moore, James Russo.
COMMEDIA
Altro remake senza nerbo e senza reale necessità, eppure porta la più che rispettabile firma di Neil Jordan, e ha per protagonisti due attori di indiscutibile bravura, DeNiro e Penn, c'è la bella Demi Moore, ma "Non siamo angeli" versione'89 è veramente un film insipido.Inaccettabile come commedia, vale pochino anche nei riferimenti all'aspetto più serio degli evasi che cercano di reinventarsi una vita.Passato sotto una sostanziale indifferenza da parte del pubblico al di là e al di qua dell'oceano,non ha guadagnato granchè con gli anni, va detto.

CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA
(Confessions of a dangerous mind, USA 2002)
DI GEORGE CLOONEY
Con SAM ROCKWELL, George Clooney, Julia Roberts, Drew Barrymore.
COMMEDIA/THRILLER


Ve lo immaginate Mike Bongiorno a fare l'agente segreto?O Frizzi come killer di stato?L'esordio da regista del divo George Clooney, che comprende svariate partecipazioni di altre star amiche come simpatico favore, racconta appunto l'allucinante esperienza (se vera) del conduttore televisivo Chuck Barris, assoldato dalla CIA per compiere numerose esecuzioni, 33 in tutto, mentre di professione "normale" presentava la versione americana de "La corrida".Con un piglio leggermente nostalgico, e al quale non manca una gustosa ironia di fondo,Clooney (che si ritaglia il ruolo secondario del reclutatore CIA) , sullo sfondo di trent'anni e più di storia della tv USA, narra la storia di una paranoia crescente e scalpitante.L'attore protagonista, Sam Rockwell, che a tratti può sembrare un Tom Cruise più brutto,impersona bene il personaggio di Barris,rendendone in modo convincente la progressiva crudeltà:e ,a livello cinematografico, il neoregista sembra a suo agio con le situazioni paradossali ,e ancor meglio quando il film tende alla spy-story più concreta,come nella sequenza in cui un personaggio muore sul trampolino della piscina,e nella scena in cui viene smascherata la "talpa" che sta uccidendo gli agenti come Barris.Buon esordio,seguito da un'ottima seconda prova.

mercoledì 17 giugno 2009

I COMPAGNI( I, 1963)
DI MARIO MONICELLI
Con MARCELLO MASTROIANNI, Renato Salvatori, Folco Lulli, Annie Girardot.
DRAMMATICO
In Italia si tende a dimenticarsene, ma se oggi il lavoratore ha ferie pagate, cassa malattia, permessi richiedibili e qualche altra agevolazione lo deve a quelli che hanno fatto gli scioperi tanti anni fa, a rischio di posto di lavoro e pelle, in certi casi:sugli albori dei movimenti operai, Mario Monicelli realizzò questo film che non ebbe quasi alcun successo commerciale , ma che è tra i suoi più ambiziosi progetti. Indicato erroneamente da diverse fonti come una commedia, è più che altro un dramma con venature ironiche:la condizione di chi lavora in fabbrica agli inizi del Novecento è ad un passo dal bestiale, i diritti non riconosciuti, e se qualcuno si fa avanti con rimostranze non campate in aria la reazione è un paternalismo ipocrita e nocivo. Il difetto principale del film è ,nonostante l'assunto sia puntare sulla coralità dei personaggi, la non perfetta definizione di alcuni caratteri importanti,vedi quello di Salvatori e Blier,mentre fanno bella figura Mastroianni come intellettuale un pò meschino, dalle idee innovative ma poco affidabile a livello personale, e Folco Lulli vecchio operaio dalla testa dura e dalle spalle larghe:però quanta passione in questo lungometraggio, che nobile intento, che sapienza di regia.

LA MOGLIE IN BIANCO...L'AMANTE AL PEPE(I/ES, 1980)
DI MICHELE MASSIMO TARANTINI
Con LINO BANFI, Pamela Prati, Susan Scott, Marisa Porcel.
COMMEDIA
Il trash unisce? Visto il successo nel sottobosco delle seconde,terze visioni della commedia scollacciata i cui eroi(Montagnani, Banfi,Vitali) ed eroine(Fenech, Bouchet,Mell, Rizzoli) attiravano folle comunque consistenti di spettatori di non troppe pretese, ecco una coproduzione tra Italia e Spagna ambientata in una Puglia in cui i bollori non sono solo quelli del clima.Tralasciamo la trama, che riguarda un'eredità che giunge solo se il figlio prosegue il casato, a dispetto delle voci delle preferenze del ragazzo circa giovanotti forzuti e non sventolone dalle cosce kilometriche, vista la forte originalità dello spunto, ma , detto che Banfi & Co. dovevano girare metri di pellicola a sacchettate per il meccanismo inarrestabile del noleggio a scapito di professionalità e allestimento, qui il regista Tarantini( credo il peggiore della banda Massaro e soci) l'avrà fornito uno straccio di copione, una parvenza di sceneggiatura?Sembra quasi che assegnati i ruoli(te fai il cornuto, lei la manza, la moglie minimo deve essere novanta kili...) ognun per sè e Dio per tutti: va bene che la bocca di chi andava a vedere questo tipo di film era assai buona, ma qui siamo alla spazzatura vera e propria.

domenica 14 giugno 2009

DANGEROUS MINDS-Pensieri pericolosi
(Dangerous minds, USA 1995)
DI JOHN N.SMITH
Con MICHELLE PFEIFFER, Courtney B.Vance, George Dzundza, Robin Bartlett.
DRAMMATICO

La canzone "Gangsta's paradise",versione anni '90 di un vecchio successo di Stevie Wonder, qui reinterpretata ed adattata da Coolio( poi pochissimo sentito),punteggia questo film costruito addosso a Michelle Pfeiffer, che sappiamo ottima attrice.Solo che il film,desunto da un libro basato sulla vera vicenda della protagonista,ex-soldatessa della Guerra del Golfo(la prima,certo) e divenuta docente in un ghetto come quello della pellicola,è privo di regia,va avanti a spinte,non conosce un crescendo narrativo,e tutto sommato sul degrado di certe aree metropolitane e sulle loro gioventù non dice niente di nuovo.Classici scontri tra prof. e alunni,tipi violenti e altri meno cattivi di quanto sembrino,istituzioni che non aiutano,e via in banalità,rese poi abbastanza superficialmente.La Pfeiffer non sfigura,ma il film non le sta al passo.
MICHAEL (Michael, USA 1996)
DI NORA EPHRON
Con JOHN TRAVOLTA, Andie McDowell, William Hurt, Bob Hoskins.
COMMEDIA/FANTASTICO


Più propenso a conoscere ragazze e a vivere sbracato che altro, la bizzarra creatura di nome Michael , un angelo con le fattezze pingui del John Travolta degli anni Novanta,ha in realtà una missione seria da compiere.E peccato che la sceneggiatrice e regista Nora Ephron non abbia indugiato di più su questo tema, perdendo invece più tempo in un tentativo di commedia abbastanza insipida, con molte battute fuori misura, e una pesante dose di prevedibilità.Hurt fuori parte, Hoskins compare poco e male, e lo stesso Travolta non appare al meglio, riuscendo meno simpatico che altrove.Di un certo successo,"Michael" abbozza temi interessanti, e sfocia in una banalità non irrisoria.
DOSSIER ODESSA (The Odessa file, GB 1974)
DI RONALD NEAME
Con JON VOIGHT, Maximillian Schell, Mary Tamm, Maria Schell.
THRILLER

Tratto da un best-seller di Frederick Forsyth,nemmeno troppo appassionante,"Dossier Odessa" è un discreto thriller a sfondo politico ,che vede un giornalista far luce su un criminale nazista nascosto trent'anni dopo i suoi crimini(come succederà un paio d'anni dopo ne "Il maratoneta"), rivelando nel finale il vero motivo della sua indagine.Neame,regista spesso coinvolto in pellicole dai buoni risultati commerciali,ma senza una gran personalità, gira una delle sue cose migliori,dando la giusta tensione alla storia,con un paio di colpi di scena tutt'altro che da buttare:Jon Voight fronteggia l'assassino nazista Maximillian Schell(è nel cast anche la sorella,Maria) e regge bene l'intero film.Un giallo leggermente datato,ma che non dispiace.
LA MASCHERA DI ZORRO (The mask of Zorro, USA 1998)
DI MARTIN CAMPBELL
Con ANTONIO BANDERAS, ANTHONY HOPKINS, Catherine Zeta Jones, Matthew Letscher.
AVVENTURA

Passato di mano da Spielberg a Rodriguez a Campbell, il remake del classico di Ruben Mamoulian con l'eroe mascherato e di nero vestito,contraddicendo la regola che vede di solito fallire le pellicole che conoscono un simile iter produttivo,è stato un buon successo.Merito,soprattutto,della chiave ironica di rilettura delle avventure del giustiziere in passato interpretato anche da Tyrone Power e Alain Delon:il regista inglese Martin Campbell si rifà molto allo spielberghiano Indiana Jones per toni, ritmo e atmosfere conferiti al film.Scene d'azione ben condotte,un'efficace motivo portante nella colonna sonora,l'importanza di avvalersi degli interpreti,con Banderas molto autoironico e convinto della parte,un Anthony Hopkins serafico e che impreziosisce il lungometraggio con il personaggio del vecchio Zorro,e il fulgore della rivelazione Catherine Zeta-Jones,stupenda e abile nel tenere testa in un duello un pò malizioso all'eroe dei poveracci schieratosi contro i governatori che arricchiscono sulla loro pelle.Un kolossal simpatico,spettacolare e divertente.
IO CONFESSO (I confess, USA 1953)
DI ALFRED HITCHCOCK
Con MONTGOMERY CLIFT, ANNE BAXTER, Karl Malden, Brian Aherne.
DRAMMATICO
Non è propriamente un giallo, perchè dalle prime sequenze abbiamo ben chiaro chi sia stato a uccidere l'uomo che vediamo giacere su un pavimento nell'apertura: è semmai un dramma etico-sentimentale su verità celate, e segreti da non dire per non generare reazioni a catena che sconvolgano sia l'obbligo di un sacerdote impossibilitato a rivelare ciò che l'assassino gli ha detto in confessionale che quello della moglie di un uomo facoltoso per non mandare all'aria la reputazione del marito e mantenere privati certi aspetti della propria vita sentimentale. Hitch sottolinea una volta di più la sua scarsa fiducia negli uomini di legge, dipingendoli anche qui come troppo inclini a perseguire i potenziali colpevoli più per spirito di adesione alla propria categoria che per amore della verità, e incuranti dei danni che si riverserebbero sulle vite di persone in fondo innocenti, fino almeno a prova contraria. Non amatissimo dal suo autore, che lo indicò come uno dei suoi progetti non riusciti al meglio, è un buon film che tuttavia non va annoverato, comunque, tra i capolavori del regista di "Intrigo internazionale": gli interpreti figurano benissimo,dal prete bello e inquieto Montgomery Clift al mastino pacato ma inflessibile Karl Malden, ma la migliore è Anne Baxter, in un bel ruolo combattutto e animato da un sentimento duro da dichiarare.

sabato 13 giugno 2009

HEARTBURN-Affari di cuore (Heartburn, USA 1986)
DI MIKE NICHOLS
Con MERYL STREEP, JACK NICHOLSON, Stockard Channing, Jeff Daniels.
COMMEDIA/SENTIMENTALE

Tratto dal libro sulla vera storia d'amore e corna di Bob Woodward, uno dei responsabili del Watergate(l'altro era Carl Bernstein) e la moglie , è una commedia sentimentale sui legacci sentimentali(non legami,appunto) non troppo risolta, ben recitata ma non divertentissima, che ha nella coppia protagonista la sua maggiore attrazione e forza.Nichols non è al suo meglio, ma sa comunque far funzionare i suoi attori:e se ogni tanto uno sbadiglio non può fare a meno di esprimersi, il film comunque è dignitoso.Non memorabile,ma decente.Certo che con questi nomi in gioco si poteva fare molto meglio, però....
TRAPPOLA D'AMORE ( Intersection, USA 1993)
DI MARK RYDELL
Con RICHARD GERE, SHARON STONE, Lolita Davidovich, Martin Landau.
DRAMMATICO

Mark Rydell impone al film un ritmo non dissimile dalle soap-operas televisive quali "Sentieri", dove tutto procede a una velocità troppo lenta per avvincere lo spettatore ai destini dei personaggi:tanto che il pubblico, dopo un'ora di film comincia a chiedersi inquieto quanto manca alla fine.Richard Gere cerca d'inventarsi un personaggio che non c'è,Sharon Stone è una consorte talmente gelida da indurre a chiedersi chi possa sposarla, nonostante la sua bellezza, e Lolita Davidovich non fa capire bene se la sua giornalista è tutta scema o semplicemente una pazzerella.I flashbacks sono troppo confusi, e lo script traballa in maniera incredibile:in compenso "Trappola d'amore" contiene una delle scene erotiche più ridicole della storia del cinema,tra Gere e la Stone.
RAGAZZE VINCENTI (A league of their own, USA 1992)
DI PENNY MARSHALL
Con GEENA DAVIS, TOM HANKS, Madonna, Lory Petty.
COMMEDIA

Qui da noi i film sul baseball non hanno mai avuto gran fortuna, e anche questo di Penny Marshall, che in patria ha incassato più di 100 milioni di dollari, ha richiamato grandi masse di spettatori.Eppure è ben fatto, ben interpretato da Geena Davis, Tom Hanks, Lory Petty e Madonna, ha una colonna sonora piacevole (celebre l'hit "This used to be my playground") e non mancano scene brillanti:forse gli ha nuociuto un'essenza molto americana, una certa prevedibilità della trama, e un finale di maniera, anche se non brutto.Come tutte le precedenti due ore di proiezione è un modo, magari non originale, anche palesemente all-american e un pò superficiale, di dire che i sogni non muoiono mai.