giovedì 29 settembre 2011

JESUS CHRIST SUPERSTAR (Jesus Christ Superstar,USA 1973)
DI NORMAN JEWISON
Con TED NEELEY,Carl Anderson,Yvonne Elliman,Barry Dennen.
MUSICALE
Uno dei musical più celebri di sempre,che pochi anni dopo il trionfo a Broadway trovò traduzione sul grande schermo ad opera di un grande eclettico della regia,il canadese Norman Jewison:di ottimo successo anche nei cinema,la creazione di Tim Rice e Andrew Lloyd Webber è rimasto un cult-movie regolarmente trasmesso ogni Pasqua da un canale tv a rotazione.Interamente cantato,suscitò varie polemiche alla sua uscita per una presunta eccessiva "umanizzazione" della figura di Cristo,fino a quel momento reso con molta enfasi in celluloide,molto prima della versione scorsesiana e ancor più di quella di Gibson.In realtà non c'è niente di blasfemo nè nella pellicola nè nelle canzoni scritte e musicate da Rice e Lloyd Webber,Giuda è presentato come il più deluso dei seguaci del Messia,ma il suo rancore è spiegato come quello di un'incomprensione acuta di fondo,e la messa in scena ricalca quella della scena teatrale,con pochissimi accorgimenti scenografici,uno scarso ricorso alle coreografie,e la voluta scelta di interpreti non noti cinematograficamente. Ad essere del tutto sinceri,il film mostra una certa databilità,sia nell'allestimento,che nelle musiche,che pur di firma nobile,e comunque forti di canzoni che hanno sfidato il tempo,non sono trascinanti come al tempo probabilmente pareva.La simpatia con cui si può guardare a "Jesus Christ Superstar",è quella di uno smorzare dell'enfasi a tratti rischiosa con cui si veniva a parlare di tali argomenti al cinema,e Jewison è abile nell'evitare trappole e rimanere sobrio fino in fondo.Ma è un lungometraggio in troppi momenti quasi freddo,nonostante la portata delle questioni presentate:valido,ma non entusiasmante.
SAXOFONE ( I,1978)
DI RENATO POZZETTO
Con RENATO POZZETTO,MARIANGELA MELATO, Teo Teocoli,Cochi Ponzoni.
COMMEDIA
Debutto nella regia per Renato Pozzetto,quando il successo personale era in piena ascesa,con un film cosceneggiato con Enzo Jannacci ed il povero Beppe Viola,una commedia tutta spinta su un tono surreale,che probabilmente nelle intenzioni è debitrice di "Miracolo a Milano",e guardandolo,non sono lontane influenze dall'allora recente "Yuppi du" di e con Adriano Celentano. Ma se il pur contestato lavoro celentanesco,rivalutato poi molti anni dopo,conteneva un assunto sgangheratamente coerente,anche se può parere un controsenso,a Pozzetto dopo neanche mezz'ora il progetto scappa di mano.Benchè circondato da amici come Teocoli e Boldi (francamente la scena in cui questo balla è abbastanza esilarante) e supportato da una Mariangela Melato particolarmente sensuale e trasognata in questo lungometraggio,il comico imbocca appunto la via del nonsense,sfiorando il demenziale ma senza sfruttare bene questa via,abbandonandosi ad un galleggiamento narrativo zeppo di figurette (il bambino che gestisce l'officina) e situazioni che non si legano insieme,per giungere ad una sorta di morale un pò cinica nel finale,in cui vorrebbe ribaltare molto di quello che si è visto fino a quel momento.Peccato,perchè l'inizio faceva sperare piuttosto bene.
IL GRINTA ( True grit,USA 2010)
DI JOEL e ETHAN COEN
Con JEFF BRIDGES,HAILEE STEINFELD, Matt Damon,Josh Brolin.
WESTERN
Benda nera sull'occhio guercio,barbaccia incolta,sigaretta storta all'angolo della bocca e maniere rudi,lo sceriffo Rooster Cogburn è tornato.Dopo i due film con il personaggio impersonato da John Wayne nel '69 e nel '75,di cui il primo fece finalmente vincere l'Oscar al "Duca",ma che non sono considerati grandi western (quello di Hataway forse è uscito fuori tempo,pare una pellicola anacronistica nei dialoghi e nel disegno dei personaggi),ecco un remake a firma illustre,i fratelli Coen,non nuovi al tipo di operazione ("La signora omicidi"),che ne hanno fatto un veicolo per nominations all'Academy Awards (10,senza vincere alcunchè,però),ed uno dei film del genere più redditizi,che in USA specialmente ha incassato oltre 150 milioni di dollari.Jeff Bridges,tredici anni dopo la felicissima collaborazione con i fratelli de"Il grande Lebowski" rifà "Il grinta" con rustica padronanza del mestiere,infondendoci un'ironia che nella prova di Wayne latitava,o se c'era emergeva goffamente,ma la forza della pellicola è il cast messo insieme,con Matt Damon che dà una prova da caratterista de luxe come ranger un pò stolido ma infine affidabile,la giovanissima Hailee Stensfeld,che matura con l'esperienza della caccia agli assassini del padre fiancheggiando Cogburn ed il ranger,ed i cattivi Brolin e Pepper.Infarcito di momenti al limite del surreale,con pause molto tipiche del cinema coeniano,che mutano il consueto schema della caccia all'uomo tipico di parecchi western,è uno dei pochi casi in cui il rifacimento surclassa l'originale,con aggiunta di finale malinconico sulla fine di un'era,quella del West,in cui anche un cialtrone apparentemente senza grande ritegno poteva sciorinare dei princìpi ed avere la sua mezz'ora da eroe.
L'ALBA DEL PIANETA DELLE SCIMMIE (Rise of the planet of the apes,USA 2011)
DI RUPERT WYATT
Con JAMES FRANCO,ANDY SERKIS,Freida Pinto,John Lithgow.
FANTASCIENZA/AZIONE
Sappiamo oramai che le saghe di collaudato funzionamento al botteghino sono riesplorabili dalle nuove generazioni di produttori,che un reboot o un prequel sono allo studio continuamente sui tavoli degli uffici delle majors:"Il pianeta delle scimmie",che prende spunto dal romanzo di Pierre Boulle,medesimo autore de "Il ponte sul fiume Kwai",dopo quattro episodi tra il 1968 ed il 1974,ed un remake diretto da Tim Burton che risulta essere una delle non molte pagine stinte della carriera dell'autore di "Big fish",viene oggi "prequelizzato" dal regista Rupert Wyatt,alla seconda regia.Per la verità qualcosa di simile era narrato nell'episodio con James Franciscus della saga originale,con la piccola scimmia che diveniva il futuro condottiero della rivolta contro gli umani:ma,come è stato rilevato anche dalla critica ufficiale,questo è un blockbuster molto più intelligente della media.Se si eccettuano qualche strafalcione (lo scimpanzè intelligentissimo Cesare che guida i suoi primati sul ponte con il linguaggio militare dei gesti,dove lo avrebbe imparato?),il film narra dettagliatamente e con cura l'escalation della giovane scimmia nata in laboratorio,e spiega la delusione e poi il furore verso la razza predominante.In realtà la conquista del pianeta da parte degli antropomorfi deve ancora venire,e la pellicola si conclude con una sorta di fragile tregua tra specie,ma la battaglia sul Golden Gate è avvincente,i personaggi ben definiti,se si eccettua la purtroppo solo decorativa veterinaria di Freida Pinto,e sceneggiatura e regia propongono in modo talmente appassionato la vicenda dello scimpanzè Cesare,che è quasi impossibile non parteggiare per lui. E nella sequenza in cui,come Spartaco,il primate tende la propria strategia e poi libera i simili,stimolandoli alla lotta,per un attimo è reso su schermo un omaggio a tutti gli oppressi ,nati già vittime,di cui un mondo feroce e attento solo al ricavo ad ogni costo ha già deciso l'amara sorte da tavolo di laboratorio,metaforico o meno.

mercoledì 28 settembre 2011

OMICIDIO IN DIRETTA ( Snake eyes,USA 1998)
DI BRIAN DEPALMA
Con NICOLAS CAGE, Gary Sinise,Carla Gugino,John Heard.
THRILLER

Un soggetto da thriller ordinario,nelle mani di un grande autore si tramuta in un noir tardomoderno,ricco di colpi di regia,che si puo'leggere come una lezione morale.Infatti,in "Omicidio in diretta",DePalma inchioda l'occhio dello spettatore (e stuzzica il cinefilo) con un piano sequenza strepitoso,lungo piu'di un quarto d'ora,attraverso il quale presenta ambientazione e personaggi in maniera concisa ma esatta:per poi ricostruire gli eventi piu'volte ,da altre soggettive e con un altra scansione dei fatti.E nella scelta che si trova a dover compiere il poliziotto corrotto e apparentemente senza scrupoli Rick Santoro(Cage),c'è una via alla redenzione di un personaggio con tutti i connotati dell'uomo perduto.Di buona tensione,"Omicidio in diretta" si fa forse apprezzare a una seconda visione ,forse perche',conoscendo il plot,si ha piu'modo di lasciar gioco all'occhio,che puo'cogliere cose prima non rilevate.

TERRAFERMA ( i,2011)
DI EMANUELE CRIALESE
Con FILIPPO PUCILLO,DONATELLA FINOCCHIARO, Mimmo Cuticchio,Beppe Fiorello.
DRAMMATICO
Pare che il candidato italiano nella corsa agli Oscar per l'anno prossimo sia "Terraferma",presentato a Venezia al Festival,e piaciuto molto alla critica,sorpassando "Habemus Papam" di Moretti.Il cinema di Crialese è una realtà oramai,molto amato dai recensori,ed è vero,purtroppo,che oggi,in una fase considerata di rilancio per le fortune dei film nostrani,quelli d'autore patiscono la distribuzione e la disaffezione del pubblico, e difatti la pellicola fatica con gli incassi.Ma c'è da dire che la scelta non è peregrina,al di là dei gusti personali e della comunque importante affermazione del lungometraggio dell'autore de "La messa è finita". Se in "Terraferma" forse manca qualcosa per arrivare alla zona-capolavoro a livello narrativo,più che altro perchè si ha la sensazione,in alcuni momenti,che la storia si misuri anche troppo,probabilmente per evitare la trappola-retorica o impedirsi la via della lacrima facile,si può dire che siamo comunque dalle parti del grande cinema,di quello che ha le radici nel neorealismo,con una potenza d'immagini che abbaglia,vedere ad esempio la sequenza dei naufraghi giunti sulle rive, o degli stessi che escono dall'acqua tendendo le braccia come dannati nello Stige,ed ancora la sequenza immortalata nel manifesto,in cui un reducismo post-anni Ottanta di spensieratezza assoluta ed obbligatoria si traduce in un tuffo collettivo in un mare di Niente.Straordinari gli apporti di volti e silenzi,più che i dialoghi,di Donatella Finocchiaro e Mimmo Cuticchio:un'opera importante,che traccia solchi nello sguardo dello spettatore (ancora:quella barca come incastrata tra le onde nel finale,che quadro imponente) e ottiene una commozione quasi non cercata nel rapporto ruvido e toccante tra le due donne della storia,la siciliana restìa a piangere e l'etiope intensa,ferita eppure fortissima. Difficile alzarsi dalla sedia indifferenti a questo film.

lunedì 26 settembre 2011

IL DELITTO MATTEOTTI ( I,1973)
DI FLORESTANO VANCINI
Con MARIO ADORF,RICCARDO CUCCIOLLA,GASTONE MOSCHIN,FRANCO NERO.
DRAMMATICO/STORICO
L'agguato infame che praticamente dette il "la" alla dittatura fascista in Italia,e tolse di mezzo il deputato socialista Giacomo Matteotti è raccontato con dovizia di particolari da Florestano Vancini,regista impegnato oggi poco ricordato:i fatti,dall'arringa nel parlamento già inquinato dall'omertà di molti verso il regime crescente di Benito Mussolini,all'espandersi dello squadrismo come regola vigente per mantenere il potere. Molti nomi noti nel cast,dal Franco Nero di Matteotti,al Mario Adorf-Mussolini,ricordando anche il Gramsci di Riccardo Cucciolla ed il Turati di Gastone Moschin:Vancini e la sceneggiatura imputano all'errata linea politica dei socialisti molte responsabilità circa il trionfo del Fascio Littorio,e da un punto di vista storico è ben sottolineata la circostanza del Duce ricattato dalle Camicie Nere,dato che la storia d'Italia è zeppa di situazioni analoghe,con scherani che mettono con le spalle al muro gli apparenti uomini di potere.Il film spiega bene le cose,anche se il rischio-didascalismo non sempre è evitato,e Vancini in alcuni momenti pare concentrarsi molto su alcune cose,magari più del dovuto.Come documento per riflettere ed analizzare una fase terribile della nostra Storia "Il delitto Matteotti" è un film da far vedere ai ragazzi che vanno alle scuole dell'obbligo,ove difficilmente si va oltre la Prima guerra mondiale ,come film drammatico è valido,anche se qualche sforbiciata qua e là avrebbe giovato.

domenica 25 settembre 2011

COSE DELL'ALTRO MONDO ( I,2011)
DI FRANCESCO PATIERNO
Con DIEGO ABATANTUONO,VALERIO MASTANDREA, Valentina Lodovini,Sandra Collodel.
COMMEDIA
Landa negli ultimi vent'anni incensata per l'operosità e la forza trainante di un'economia molto più attiva di tante altre regioni italiane,il Veneto,per poter raggiungere tale status,è arrivato alla bizzarra combinazione di una mentalità quasi reazionaria assai avversa ad immigrati (ovviamente non si sta parlando di tutti i veneti,sia chiaro) e meridionali di ogni dove,però infine ben disposta ad ospitare appunto tali categorie di persone perchè offrono una gran forza-lavoro,e fanno lavori che agli italiani,non è un luogo comune,non piace più fare. A Venezia "Cose dell'altro mondo",favola allegorica in chiave di commedia,ha ottenuto entusiastici applausi,ma come gli altri italiani proposti al Festival,in sala non ha raggiunto grandi incassi,nonostante le buone recensioni ottenute e un pò di polemica sorta sull'inquadrare i veneti come potenziali razzisti,poi Abatantuono ha rilasciato interviste volte a smorzare tensioni e malintesi (meno male,e uno come Borghezio allora che dovrebbe fare,inginocchiarsi sul sale in diretta?):terza regia di Francesco Patierno,ha probabilmente nella mano non sicurissima di sè del director il suo maggior difetto,con qualche tempo morto e soprattutto un finale "a bandone",tirato giù un pò goffamente che pare troncare il racconto e non risolvere le questioni di fondo. Si sorride con le tirate scatenate dell'industrialotto che lancia anatemi in tv Abatantuono,e si simpatizza con gli apparentemente distanti "ex" Valerio Mastandrea e Valentina Lodovini,e la storia regge bene il surreale che si sprigiona dal momento in cui gli stranieri scompaiono.Però,che peccato che "Cose dell'altro mondo" non sostenga fino in fondo la potenziale forza dell'apologo,quasi un'estrosa invenzione alla Gianni Rodari,che avrebbe potuto rendere il lungometraggio una chicca da riscoprire in futuro.

martedì 20 settembre 2011

LA DAMA ROSSA UCCIDE SETTE VOLTE ( I,1972)
DI EMILIO P.MIRAGLIA
Con BARBARA BOUCHET,UGO PAGLIAI,Marina Malfatti,Sybil Danning.
THRILLER
Mario Bava in Italia era un regista acclamato all'estero,ma da noi continuava ad essere considerato un talento che si intestardiva a girare film di serie B,e Dario Argento era appena esploso con tre grandi successi inanellati in due stagioni:fioccavano così imitazioni e gialli dietro uno l'altro a spaventare il pubblico.Ci fu anche "La dama rossa uccide sette volte",che trasmettevano spesso d'estate negli anni Ottanta,girato interamente in Germania,con cast quasi per intero italiano.Il prologo spiega che una leggenda vuole che due sorelle abitanti un castello erano in conflitto tra loro,ed una delle due uccise l'altra,e pare che il quadro che le ritrae abbia un influsso maledetto,che fa sì che ogni cento anni la storia si ripeta.Le due sorelline che vediamo all'inizio azzuffarsi,un quindicennio dopo,si ritroveranno in una vicenda sanguinosa in cui una donna di rosso vestita uccide con un pugnale (e non solo):il film,dei coevi prodotti del genere,non è dei peggiori,decoroso nell'impianto,non recitato male e neanche scritto pedestremente,come altri invece risultavano. Ha una prima parte che intriga abbastanza,però scivola nel finale verso una soluzione dell'enigma un pò banale,che smorza l'effetto sullo spettatore,il quale viene deluso dallo scoprire che chi si cela sotto la cappa dell'assassina è la più scontata delle ipotesi che poteva aver fatto.La sensualità di Sybil Danning,femme fatale della storia,è abbondante,ed al regista piace mostrarla senza veli,mentre la Bouchet ha un solo nudo e ha un'espressione atterrita per quasi tutto il film:meno efferato di altri titoli analoghi,ha un omicidio particolarmente cruento che riguarda un personaggio che viene fatto cadere sulle punte di un'inferriata,però se di paura ne suscita poca,è altrettanto vero che non affonda nel ridicolo.
UN EROE DEI NOSTRI TEMPI ( I,1955)
DI MARIO MONICELLI
Con ALBERTO SORDI, Franca Valeri,Giovanna Ralli,Mario Carotenuto.
COMMEDIA

Alberto Sordi già da oltre un decennio era nel mondo dello spettacolo,e da una manciata di anni aveva iniziato ad interpretare film da protagonista,e Mario Monicelli proveniva da una pellicola che gli aveva dato diversi problemi con la censura come "Totò e Carolina":la storia di un impiegato scapolo e molto pavido,che si fa tremila problemi per compiere qualsiasi azione è molto adatta alle corde interpretative del grande attore romano,ed infatti l'attore coglie l'occasione per un campionario folto delle facce stravolte,le facili esuberanze e gli altrettanto forti imbarazzi della propria maschera.Il film invece non si scrolla da un'aria di superficialità che lo attraversa per intero:la storia di un grigissimo giovanotto che non fa niente che lo distingua,e che sia pieno di assurde paure del vivere poteva essere interessante,e nelle mani di un maestro della commedia italiana più sapida poteva rivelarsi una lettura del tempo non indifferente. Non mancano,certo,i momenti in cui si sorride,grazie alla bravura degli interpreti (da menzionare un'agguerrita Tina Pica ed un quasi esordiente Bud Spencer,ancora Carlo Pedersoli,robusto fidanzato della Ralli che aspetta il protagonista sotto al portone di notte),l'abilità della regia,ma sa di occasione mancata.

lunedì 19 settembre 2011

LA CASA DI MARY (Superstition/Witch ,CAN 1982)
DI JAMES W.ROBERSON
Con
JAMES HOUGHTON,ALBERT SALMI,Lynn Carlin,Larry Pennell.
HORROR
Nei primi Ottanta l'horror ebbe un'impennata "finale" come strascico alle maggiori libertà visive che il genere si era preso nel ventennio precedente,con aumento della violenza mostrata,sangue ed effetti speciali in espansione e spaventi quindi evolutisi.Se da noi Umberto Lenzi,Lucio Fulci ed Aristide Massaccesi facevano incassare bene nelle terze visioni con i loro truculenti exploit ad alta esposizione di macellerie ad opera dell'artigianato nostrano circa trucchi ed altro,ecco dal Canada un film di cui all'epoca,molti giovanissimi spettatori coltivarono il culto,ed attraverso il tam-tam tra spettatori fecero venire la curiosità ( e qualche posteriore spaventuccio) a chi il film non lo aveva visto.Ricordo che ai tempi dei miei coetanei che avevano visto la pellicola lo descrivevano come "tremendamente impressionante" e via esaltando:trent'anni dopo "La casa di Mary" è un B-movie piuttosto efferato,in cui le morti vengono inflitte con macabra fantasia degli sceneggiatori,ed al regista Roberson va ascritto il tentativo,qua e là riuscito,di creare una forma di suspence prima delle uccisioni delle varie vittime prescelte.Però quanto a recitazione o qualsiasi forma di dialoghi presenti nel film,lasciamo proprio stare,si sconfina spesso nel ridicolo:certo,si dirà,è di quel cinema-cinema che basa quasi tutto sulle sensazioni scatenate,e ci si può spaventare o rimanere colpiti dai numerosi delitti compiuti dallo spirito di una strega annegata in un lago. Ma di film fantastici o dell'orrore meglio scritti o girati ce ne sono abbastanza per classificare questo come un lungometraggio di poco conto nella storia del genere.
A MUSO DURO ( Mr.Majestyk,USA 1974)
DI RICHARD FLEISCHER
Con CHARLES BRONSON,Al Lettieri,Linda Cristal,Lee Purcell.
AZIONE
Coltivatore di cocomeri messo male con debiti e conti,Majestyk è un principale non dispotico,con il quale i braccianti messicani lavorano volentieri,reduce dal Vietnam,a cui dei prepotenti locali mettono i bastoni tra le ruote:rivoltatosi,viene arrestato e coinvolto nell'evasione di un pericoloso criminale.L'impostazione di "A muso duro" è abbastanza verosimile,per essere un film d'azione con Charles Bronson,ma è vero che "Giustiziere della notte" a parte,negli anni Settanta potevano rivelarsi piacevoli passatempi girati professionalmente,vedi "Io non credo a nessuno":la figura del singolo che si ribella a prepotenze e soprusi è da sempre un classico del cinema americano,a partire dagli western,e la regia di Fleischer,abituata spesso a kolossal spettacolari, regge bene la dimensione da "piccolo" action-movie data a questo film. Duro ma sensibile al racconto di una sindacalista latinoamericana,fondamentalmente onesto ma incapace di venire a compromessi,il protagonista si ritrova a dover affrontare un conflitto a fuoco nel finale per chiudere i conti con il gangster che lo ha messo di mezzo nell'evasione e poi lo perseguita per non averlo spalleggiato ulteriormente.Lo sappiamo fin dall'inizio che il roccioso Charles avrà la meglio,che il tenente di polizia apparentemente burbero parteggia per lui e chiuderà un occhio quando farà fuori i delinquenti che lo assillano (beh,Majestyk che uccide due pregiudicati e poi se ne va via libero con una strizzata d'occhio al tenente è abbastanza curioso,ma va ricordato il genere di film cui si sta assistendo...).Però a livello d'intrattenimento abbiamo visto assai di peggio,e la pellicola ha il suo relativo fascino.

domenica 18 settembre 2011

ALICE ( Alice,USA 1990)
DI WOODY ALLEN
Con MIA FARROW,William Hurt,Joe Mantegna,Cybill Sheperd.
COMMEDIA

Il debito felliniano in varie opere di Woody Allen è riscontrabile,e non sfugge a questa prerogativa "Alice",che deve molto a "Giulietta degli spiriti",almeno nello spunto del racconto.Allen,qui solo regista,esplora l'inconscio della borghese Alice ,non molto felice,che capirà di dover cambiare direzione alla sua vita dopo che le si è "aperta la mente".Mia Farrow è intonata,come spesso accade nei film diretti dall'autore di "Io & Annie" gli interpreti danno qualcosa in più,e il film è gradevole e pacatamente riflessivo.Non cerca il riso ,lascia sorridere raramente,e forse non è uno dei titoli più significativi di una carriera esemplare.Però è una meditazione sulla psicologia femminile garbata e non superficiale,che emana simpatia.

sabato 17 settembre 2011

CARNAGE ( Carnage,F/ES/PO,2011)
DI ROMAN POLANSKI
Con JODIE FOSTER,KATE WINSLET,CHRISTOPH WALTZ,JOHN C.REILLY.
GROTTESCO
Gioco al massacro per quattro,"Carnage" si svolge per intero,tranne un brevissimo prologo che introduce il quid della vicenda,ed un brevissimo stacco finale che commenta il tutto con un barlume di ottimismo,in un appartamento in cui due coppie si incontrano per chiarire pacificamente un diverbio tra i loro figli,piuttosto violento,in cui uno dei due ragazzi ha rotto i denti all'altro con un bastone.Inizialmente le buone maniere sembrano avere la meglio,ma ben presto affiorano battute taglienti,il brutto del carattere di ognuno,l'insofferenza di ogni personaggio verso gli altri,e si formano curiose coalizioni,mogli contro mariti,coppia contro coppia,fino ad un caos concentrato in un salotto.Dalla commedia "Il dio del massacro" di Yasmina Reza,che ha co-sceneggiato il film,Roman Polanski ha tratto un apologo che incrocia commedia e dramma,pestando non poco sul grottesco,esponendo le contraddizioni di un'epoca,il malessere che si cela nella buona società,gli intenti emeriti che mascherano le frustrazioni ed i rancori,la volgarità appena dietro abiti costosi,ed anche un progressismo di facciata che a stento ricopre rabbie retrograde. Presentato con clamore al Festival di Venezia appena concluso,l'ultimo Polanski offre a quattro interpreti intensissimi una grande occasione per eccellere ed allo stesso tempo attuare una partita a quattro dandosi stimolo a vicenda:nessuno,neanche Reilly,che è l'unico del gruppo a non aver vinto l'Oscar (ma chissà,questa è una pellicola che molto probabilmente otterrà delle nominations importanti) è esente da una prova attoriale esaltante. Visione chiaramente pessimistica e derisoria,alterna denotazioni satiriche a momenti di autentico biasimo,concludendo il gioco mostrando che le certezze degli adulti sono assai vane,perchè quel che davano per certo è andato al contrario delle loro aspettative,e che i ragazzi possono avere atteggiamenti più maturi,andando oltre il patetico disincanto dei "grandi".

martedì 13 settembre 2011

COMANDANTE ( Comandante,Usa/Es,2003)
DI OLIVER STONE
DOCUMENTARIO
Nella decade da poco conclusa Oliver Stone,dopo essersi affermato come uno dei cineasti più discussi del cinema americano,aver vinto due Oscar e aver scelto spesso argomenti spigolosi per i soggetti scelti,si è dedicato un paio di volte a girare documentari su personalità certo poco amate dagli USA,specie sotto Bush II,come Fidel Castro e Yasser Arafat. "Comandante" è un'intervista al lìder maximo inframezzata da spezzoni di filmati d'epoca,molto belli,dei tempi della rèvoluciòn,in cui Castro chiacchiera fluidamente con il regista statunitense,a ruota libera,sulla sua vita,Cuba,i rapporti con l'America e l'Unione Sovietica,la Storia,il delitto Kennedy,le donne e tanto altro ancora.Molti hanno accusato Stone di essersi lasciato fagocitare dal carisma del "comandante" e di aver ridotto al minimo le domande imbarazzanti,in pratica realizzando una sorta di celebrazione dell'uomo che abbattè Batista e in faccia agli Stati Uniti realizzò un regime comunista.In realtà Castro evita abilmente le risposte troppo complesse,raccontando inevitabilmente la "versione di Fidel",esibendo comunque personalità,e capacità di interessare l'interlocutore,complimentandosi con il regista nel finale,elogiando il coraggio mostrato per aver intrapreso un'operazione rischiosa per un americano sotto la presidenza più a destra avuta dagli USA.Fluido,mai noioso,colmo di colpi d'occhio sull'isola caraibica,acritico ma non per questo asservito all'ottica castrista,"Comandante" è un documentario valido,che ritrae un dittatore giunto in età anziana che di sè non offre un'immagine nè fanatica,nè assolutamente convinta di essere nel giusto assoluto.Certo,è la versione che voleva offrire,e ne è consapevole anche la regia,ma come documento su una realtà storica importante il film di Stone non è affatto da prendere sottogamba.
BAGDAD CAFE' ( Out of Rosenheim,D 1987)
DI PERCY ADLON
Con MARIANNE SAGEBRECHT,Cch Pounder,Jack Palance.

COMMEDIA

Percy Adlon realizzò delle piccole commedie d'essai che piacquero non poco alla critica a cavallo tra gli anni Ottanta ed i Novanta,come "Rosalie va a fare la spesa",ma il suo titolo di maggior successo è stato senza dubbio "Bagdad cafè",ambientato in una sperduta località texana,in cui in mezzo al niente del deserto sorge una sgangherata caffetteria-tavola calda condotta da una nera delusa dalla vita,con figli a carico che gestisce a malapena,un bizzarro pittore che vive in una roulotte che rivelerà un animo gentile nonostante l'aspetto di cuoio (è Jack Palance....),dove arriva per uno dei bizzarri casi della vita la tedesca in carne Jasmine che dopo qualche contrasto iniziale,porterà vivacità,allegria ed un pò di magia nel "Bagdad cafè".Poi la legge anti-immigrazione la costringerà a salutare la compagnia,scaduto il visto di soggiorno,ma volendo si può ritornare nei posti amati e chissà... Favola autodenunciata già dai titoli,la commedia spesso mostra un boomerang che si staglia su tramonti di fuoco,quasi a dire che è impossibile fuggire veramente dalla felicità,o da ciò che ci rende più vivi:ben recitato e condotto ad un passo morbido ma costante,è un film brillante che trasuda serenità e si chiude su un ultimo dubbio,di fronte ad una proposta di matrimonio inaspettata. Sulle note di "Calling you",bella canzone divenuta hit di quegli anni,si celebra una ricerca di una casuale voglia di vivere meglio che viene volentieri condivisa dallo spettatore.

lunedì 12 settembre 2011

L'ARCIDIAVOLO ( I,1966)
DI ETTORE SCOLA
Con VITTORIO GASSMAN,Claudine Auger,Mickey Rooney,Gabriele Ferzetti.
COMMEDIA
Durante i primi anni in cui faceva esperienza come regista,dopo aver ottenuto ottimi risultati come sceneggiatore,Ettore Scola spesso lavorò con Vittorio Gassman,ben nove collaborazioni le loro,costruendo copioni spesso tagliati ad hoc per essere adatti al Mattatore.Questa commedia in costume,che parte da un vero spunto storico,la cercata riconciliazione tra Roma e Firenze sul finire del '400,prevede le malefatte di un diavolo mandato in terra di Toscana a mettere i bastoni tra le ruote al Magnifico,per diletto e dispetto da parte di Satana,seduttore di donne e sbeffeggiatore di nobili e cavalieri.Il film parte abbastanza bene,l'ambientazione è curatissima,e specialmente i costumi sono degni di plauso per colori ed elaborazioni,ma Scola,forse per ancor scarsa dimestichezza con la conduzione degli attori,lascia troppa corda a Gassman,che strafà,fa un numero da istrione scatenato con il suo Belfagor,con risatacce diaboliche modulate degne di una recita da fine anno scolastico,un Mickey Rooney spalla del protagonista che risulta più fastidioso che divertente,una versione di Lorenzo de'Medici cui Ferzetti non infonde alcuna simpatia,ed un finale sentimentaleggiante assolutamente non convincente,in cui il demonio cade per amore e diviene genero affidabile. Volenterosi gli effetti speciali,ma di scarsa resa,ed una colonna sonora vagamente beateggiante,per una commedia di poco conto,nonostante i nomi presenti.

giovedì 8 settembre 2011

PARTO COL FOLLE ( Due date,USA 2010)
DI TODD PHILLIPS
Con ROBERT DOWNEY,JR.,ZACH GALIFIANAKIS,Michelle Monaghan,Jamie Foxx.
COMMEDIA
Dopo "Iron Man",pieno rilancio commerciale per le fortune attoriali di Robert Downey jr.,da sempre indicato come un talento vero a rischio di autoaffondamento per anni per problemi personali,ed eccolo in coppia con un altro personaggio che ai critici è piaciuto molto,ultimamente, che è emerso con i due "Una notte da leoni",il barbuto e massiccio Zach Galifianakis,di origine greca.In una commedia improntata al sottogenere dei road-movie,vede un uomo più in crisi di quanto non voglia ammettere,dover intraprendere forzatamente un viaggio con un tipo strambo,corpulento e a tratti insostenibile,come accadeva a Steve Martin con John Candy in "Un biglietto in due",per scoprire durante il viaggio,che può nascere un'amicizia anche in una condizione strampalata e obbligata come quella qui raccontata. Il film non azzezza tutte le potenzialità della coppia,e ogni tanto dà la sensazione che in altre mani di sceneggiatori e regia molto migliore avrebbe potuto essere il livello del lungometraggio,suscita qualche sorriso e lascia apprezzare semmai il gioco d'attori tra i protagonisti. Tra incidenti paurosi,inganni scoperti,strade sbagliate che portano a guai in Messico,e successiva fuga a rischio di arresto,i due,completi di piccolo cane al seguito,impareranno a sopportarsi e simpatizzare,non senza attriti:il titolo da noi gioca con le parole,tra partenza e la nascita che conclude la storia,in originale suona come "appuntamento forzato".
UNKNOWN-SENZA IDENTITA' (Unknown, CAN/GB/USA/F/JAP/D,2011)
DI JAUME COLLET-SERRA
Con LIAM NEESON.Diane Krueger,Aidan Quinn,Bruno Ganz.
THRILLER/AZIONE
Dopo il successo a sorpresa di "Io vi troverò",e l'aver ritrovato un ruolo da protagonista dopo aver sviluppato negli ultimi anni una dimensione da caratterista di lusso per grandi produzioni,Liam Neeson torna in un ruolo principale in un thriller che lo vede al centro di un complotto internazionale,che richiama un pò "Frantic" nell'avvio,con il protagonista che dopo un incidente automobilistico a Berlino,dove era presente per un congresso in quanto medico affermato,va in coma e ne esce per scoprire che la moglie,con cui si era recato in Germania,non lo riconosce,e che la sua stessa mente è in confusione perchè non è certo di chi egli sia realmente... Un pò macchinoso nella prima parte,il film tuttavia imbocca con decisione e ritmo una buona tensione,con buoni attori di contorno come Bruno Ganz e Frank Langella,sfoggiando ovviamente qualche improbabilità di prammatica,ma comunque offrendo uno spettacolo di intrattenimento migliore del sopra citato thriller reazionario di cui Neeson era stato protagonista. Coprodotto da molti paesi,ha un'ambientazione felice in una Berlino quasi asettica,che ricorda certi passaggi della serie di Jason Bourne,analogamente al personaggio principale di questa pellicola alle prese con problemi di incertezza sulla propria memoria e le proprie attitudini.Niente che non si sia già visto,ma funziona.
ADDIO,MIA CONCUBINA ( Bawang bieji,HK 1993)
DI CHEN KAIGE
Con LESLIE CHEUNG,ZHANG FENG YI,Gong Li,Lu Pei Qi.
DRAMMATICO
Palma d'oro a Cannes nel 1993,"Addio,mia concubina" è,insieme a "Lanterne rosse" di Zhang Yimou,uno dei film di provenienza dalla Cina più celeberrimi e premiati della decade '90-2000,considerato in breve un cult e di relativo buon successo commerciale.In quasi tre ore di proiezione,come accadeva anche ne "L'ultimo imperatore",sono narrate le vicende di un'amicizia tra due ragazzi che crescono come attori di strada e sviluppano un rapporto passionale non detto,che sfocia in una sorta di triangolo quando uno dei due sposerà una ragazza che si prostituisce,innescando un bizzarro confronto perpetuo tra l'amico di sempre e la donna che ha scelto,che nei momenti più drammatici,tuttavia,saranno quasi solidali l'una con l'altra,il tutto sullo sfondo di cinquant'anni di Storia cinese.Il film non è di quelli da prendere a cuor leggero,anche e soprattutto per le scene della prima parte,che vedono uno dei protagonisti subire abusi di ogni tipo,fino allo stupro da parte di un vecchio vizioso e potente:melò a luce fredda,narra passioni tenute sotto chiave,l'amore di due persone per una terza che non lo vale,data la sua viltà di fondo e la pochezza umana che offre.Due artisti che fanno lo stesso numero per tutta un'esistenza,di fronte a vari tipi di pubblico,mascherano sulla scena i conflitti,le diffidenze ed i disprezzi che stanno appena dietro le quinte di una vita di successi professionali,ma misera nelle soddisfazioni personali.Montato in maniera quasi categorica,con scene che non sfumano,ma quasi vengono troncate,è un interessante excursus nella Storia moderna di un paese potente e mutevole più di altri (anche se infine, tutte le grandi nazioni conoscono in archi di tempo relativamente piccoli,grandi cambiamenti) , fuso ad un racconto di sopravviventi alle proprie tentazioni.

mercoledì 7 settembre 2011

LANTERNA VERDE ( Green Lantern,USA 2011)
DI MARTIN CAMPBELL
Con RYAN REYNOLDS, Blake Lively,Peter Sarsgaard,Mark Strong.
FANTASCIENZA/AZIONE
Eroe minore della schiera DC Comics,che vede come teste di serie Superman e Batman,Lanterna Verde è forse uno dei personaggi più dichiaratamente fantascientifici della casa editrice:Hal Jordan viene investito dei poteri di un corpo di guardie intergalattiche che con anelli color verde smeraldo possono volare,dar forme innumerevoli al raggio di luce che emettono e dar battaglia alle entità che minacciano la pace sulla Terra e fuori,nello spazio. Ryan Reynolds,specializzando nell'impersonare fumetti sullo schermo,diviene il supereroe tutto in verde a tinta unita,sotto la regia di Martin Campbell,abile a rilanciare saghe,vedi 007 e Zorro,in un kolossal che gioca molto con l'ironia,forse per accattivare ancor di più le simpatie del pubblico che potrebbe non conoscere così bene questo personaggio. Nonostante il cast sfoggi nomi maiuscoli,il livello degli effetti speciali è quasi vintage,non strabiliante,ma forse è un effetto voluto:muovendosi molto in superficie,il racconto vede una presa di coscienza dell'eroe normalmente restìo ad assumersi responsabilità,ma abbozza più che altro gli spunti narrativi rimanendo lontano dallo spessore quale ci hanno abituato negli ultimi anni i film tratti dai fumetti più celebri. Fisicamente adatto a rivestire il ruolo,Reynolds ci mette da par suo un'adattabilità al registro ironico sufficiente,a Tim Robbins e Angela Bassett si sono dimenticati praticamente di scrivere la parte,usandoli come nomi da piazzare in cartellone e poco più,Peter Sarsgaard è abbastanza viscido per impersonare un cattivo che se da un lato lascia intravedere come mai sia divenuto così,dall'altro non appare così tremendo come di solito un villain da comic che si rispetti figuri.In America è andato bene,ma non abbastanza da riprendere i costi,che comunque gli incassi nel resto del mondo e gli introiti successivi garantiranno...

lunedì 5 settembre 2011

CONAN THE BARBARIAN 3D ( Conan the barbarian,USA 2011)
DI MARCUS NISPEL
Con JASON MOMOA, Rose Mc Gowan,Rachel Nichols,Stephen Lang.
FANTASY/AVVENTURA
Probabilmente non esiste ancora come specializzazione,ma il tedesco Marcus Nispel sta diventando un "remakista":dopo aver realizzato un rifacimento di "Non aprite quella porta",uno di "Venerdì 13" eccolo presentare una nuova versione di "Conan il barbaro",che lanciò Arnold Schwarzenegger come nuova star del genere avventuroso,sotto la regia di John Milius. Dagli scritti di R.E.Howard e dai fumetti marvelliani,le gesta epiche a suon di spade e lance del guerriero di Cimmeria (ma come mai qui lo definiscono "cimmerìo" e non "cimmero" come sempre lo abbiamo conosciuto?),la storia del combattente che in infanzia assiste allo sterminio della propria famiglia e della propria gente e cerca vendetta portando alla ribellione altri oppressi è rivisitata nello stile crudele e sanguinario del regista,che aveva fatto un discreto lavoro riproponendo Leatherface,con maggior dispiego di sangue e membra amputate,ma una buona tensione d'insieme. Invece,poi Nispel ha deluso,ricorrendo troppo alla violenza per coprire le incertezze proprie,come in questo caso:difficile simpatizzare con un protagonista che non esita a torturare i pur nefandi nemici,sottoponendoli a morti atroci (valga quella del cattivo dal naso tagliato per tutte),e poi il film percorre senza real verve cinema già visto,un'interminabile sequela di scontri a fil di lama,che praticamente sostituiscono propriamente la storia. Il nuovo Conan,l'hawaaiano Jason Momoa,già scritturato per figurare accanto a Sylvester Stallone nel prossimo film della star diretto da Walter Hill,a giudicare da questa prova non promette di arrivare ai livelli del divo di "Terminator",meno colossale fisicamente,ma qui disperatamente alla ricerca di un ruolo,visto che non basta roteare la spada e digrignare i denti per fare un personaggio.
MIA MOGLIE PER FINTA ( Just go with it,USA 2011)
DI DENNIS DUGAN
Con ADAM SANDLER,JENNIFER ANISTON,Brooklyn Decker,Nicole Kidman.
COMMEDIA
E' consolidato che Adam Sandler funzioni quasi esclusivamente al botteghino americano,quasi fosse un Christian De Sica versione a stelle e strisce:lo humour delle sue commedie è sboccato,non disdegna puntate nel volgarotto,ed in fin dei conti il succo è molto familista,o conservatore,essendo l'attore uno dei più convinti sostenitori della politica di George W.Bush,troppo per piacere agli europei o ad altri mercati. Tuttavia,almeno su suolo statunitense,le commedie con l'interprete di "Cambia la tua vita con un click" rendono,e qui lo vediamo al fianco di Jennifer Aniston prodursi in un film che prende spunto da "Fiore di cactus",che fece vincere un Oscar all'esordiente Goldie Hawn,e vedeva coprotagonisti Walter Matthau ed Ingrid Bergman,più attempati della coppia centrale qui.Là un dentista,qua un chirurgo plastico,che collezionano conquiste femminili liquidandole poi inventando loro una moglie inesistente,salvo capitolare con una delle "vittime" e dovere a questo punto fingere,con la complicità di una collaboratrice,un'amichevole intesa con la moglie separata,imbastendo una recita per l'innamorata. "Mia moglie per finta" si basa sugli equivoci e l'aggiramento degli imprevisti,diretto goffamente e senza troppe occasioni per sbellicarsi dal riso.Semmai il gioco degli attori è tutto sommato decoroso,con l'insolita partecipazione di una Nicole Kidman in versione special guest come antica nemesi della Aniston (ed è buffo vedere a confronto le ex di due belli e potenti di Hollywood quali Cruise e Pitt),ma non basta a rendere memorabile un filmetto scontatissimo fin dall'inizio,troppo anche per lo standard delle commedie da guardare con un occhio allo schermo e l'altro perso in altri pensieri.

domenica 4 settembre 2011

I GUARDIANI DEL DESTINO ( The adjustement bureau,USA 2011)
di George Nolfi
Con MATT DAMON,EMILY BLUNT, Daniel Dae Kim,Terence Stamp.
FANTASTICO/THRILLER

Philip K.Dick è fonte di inquietudini e visioni future rivestite di un umanesimo incline a forti riflessi pessimistici,ma infine sempre speranzoso che il fattore umano riesca a sovvertire le leggi di una società tendente a sopprimere sentimenti e sensazioni.Il cinema,negli ultimi trent'anni,ha visitato sovente l'opera di questo scrittore particolare,e lo sceneggiatore della saga di Jason Bourne ha scelto di esordire dietro la macchina da presa adattando un racconto dell'autore di "Total recall",in cui si immagina che esista una forma di controllo sulle vite delle persone tramite agenti clandestini che impongono cambiamenti di percorso,annullamenti di incontri e linee comportamentali prescritte.A farne le spese è il giovane politico Matt Damon,che incontra una bella ragazza aspirante prima ballerina,continuamente sequestrato e contattato da questi misteriosi personaggi che a tutti i costi lo esortano a dimenticare la donna per non modificare un disegno organizzato che sconvolgerebbe non solo le loro vite:a ben guardare,Dick è forse uno dei maggiori credenti nella potenza dell'Amore,che tira fuori le migliori risorse degli umani e li spinge a non accettare cupi indirizzamenti per le loro esistenze,perchè come il Rick Deckard di "Blade runner",anche il protagonista de "I guardiani del destino" escogita ogni maniera di inseguire i propri sentimenti senza rispettare i voleri disincantati e cinici di pragmatici potenti. Peccato che al film manchi nerbo,che la narrazione tenda al prolisso e che scarseggi l'emozione,pur essendo appunto la tematica di base la capacità dell'Uomo a scegliere la ricerca dell'Amore vero come reale aspirazione a far sì che la sua vita sia diversa da come la sorte o lo scorrere del tempo lo costringa ad accettare supino quel che avviene. Damon e Blunt sono professionali e compìti,e si adeguano,senza dar via ad interpretazioni sentite,alla freddezza dell'insieme.

venerdì 2 settembre 2011

AMICI,AMANTI E... ( No strings attached,USA 2011)
DI IVAN REITMAN
Con ASHTON KUTCHER,NATALIE PORTMAN,
Cary Elwes,Kevin Kline.
COMMEDIA/SENTIMENTALE

Per una decade,una commedia firmata da Ivan Reitman è stata garanzia di incassi alti,ma negli ultimi anni l'appeal del regista nato in Cecoslovacchia e naturalizzato americano si è un pò perso,e messi a confronto,il cinema suo è più corrivo e meno ficcante di quello del figlio Jason,che sa usare una vena più sarcastica,in questo momento tra i maggiormente dotati e degni di interesse. Però una commediola sentimentale apparentemente senza pretese quale "Amici amanti e...",riscuote spesso il riso,ha un cast ottimamente condotto,con il lusso di un Kevin Kline riciclato come caratterista azzeccatissimo,ed imposta un tema affatto peregrino,come la paura di amare e rimanere coinvolti in una relazione che metta a rischio cose apparentemente salde da parte di una giovane donna,con credibilità e una morale di fondo che riscatta il falso cinismo che sembra ostentare la pellicola inizialmente. Se Kutcher non è solo un bellone atto solo a riscuotere le simpatie del pubblico femminile,ma anzi sembra possedere un discreto talento per il registro brillante,è piacevole trovare finalmente Natalie Portman in una pellicola leggera,ed in conclusione,si termina la visione del film sorridendo,forse anche più di quanto si potesse supporre all'inizio.Un invito ad accettare i rischi dei sentimenti e scampare alla terribile prigionia della supposta indipendenza,che se scelta per timore di essere troppo attaccati a qualcuno,può diventare un inevitabile viatico alla solitudine.

THE BOONDOCK SAINTS ( The Boondock saints,USA 1999)
DI TROY DUFFY
Con SEAN PATRICK FLANERY,NORMAN REEDUS,Willem Dafoe,Billy Connolly.
AZIONE

In una Boston in cui i morti ammazzati in guerre di mafie non si contano,due ragazzi di periferia si ritrovano a diventare i giustizieri che eliminano vari gangsters con azioni pericolosissime e sanguinarie,li segue un detective dell'FBI eccentrico,che ricostruisce sui luoghi dei delitti le dinamiche rivivendole in modo molto coinvolto,e di per contro i boss cercano di mettere fine alle scorribande dei "Boondock saints" che costano molto sia a livello di "personale" che di affari.Realizzato all'epoca in cui il "tarantinismo"viaggiava ancora più forte del cinema dell'autore de "Le iene",come quando gli western spaghetti venivano prodotti a profusione,con inevitabile scadere della qualità anche dell'idea,il film diretto da Troy Duffy parte abbastanza bene,ma si ripete continuamente in sparatorie esasperate,riducendo i caratteri a macchiette,come nel caso dell'investigatore gay Dafoe che piano piano sostiene la missione dei due ammazzasette dei sobborghi,divenendo alla lunga poco interessante e troppo emulatore di certe caratteristiche dei film di Tarantino,senza alcuna originalità. Bravo Willem Dafoe fino a quando non comincia a perdersi in gigionismi esagerati,scontato abbastanza il finale,con il nuovo ingresso nella "società" degli eliminatori di malviventi.